Cronaca
“Usura continuata e tentata estorsione”, la polizia ferma padre e figlio di Licata
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Scritto da
Angelo Augusto
Usura continuata e tentata estorsione ai danni di quattro persone. Con queste accuse la squadra mobile di Agrigento ed il commissariato di polizia di Licata, con il coordinamento della Dda di Palermo, hanno posto in stato di fermo padre e figlio, entrambi di Licata.
Si tratta di Antonino Greco di 49 anni e di Paolo Greco di 22 anni. A firmare il decreto di fermo di indiziato di delitto sono stati i pubblici ministeri Claudio Camilleri e Pierangelo Padova.
Ad eseguire i provvedimenti, ieri mattina, sono stati i poliziotti della squadra mobile, diretti da Giovanni Minardi e quelli del commissariato di Licata guidati da Sergio Carrubba. Lo stesso Minardi, insieme al commissario del commissariato di Licata Giuseppe Greco, stamani ha reso noti i dettagli dell’operazione nel corso di una conferenza stampa in questura ad Agrigento.
Poche sarebbero state, secondo quanto detto nel corso della conferenza stampa, le collaborazioni da parte delle presunte vittime con le forze dell’ordine, ma alcune denunce sarebbero state presentate e da queste è partita l’inchiesta della polizia.
L’indagine, secondo quanto annunciato nel corso della conferenza stampa, è iniziata alcuni mesi fa e sarebbe stata condotta sia con metodi tradizionali, sia con attività tecniche. Sono state sentite anche alcune presunte vittime. Ad una di queste, secondo l’accusa, sarebbe stato dato una sorta di ultimatum: avrebbe dovuto pagare la “rata” entro il 12 di maggio (ieri ndr), “pena gravi ritorsioni – si legge ancora nel comunicato stampa della questura – alla vittima ed al suo nucleo familiare”. “La risposta della squadra mobile e del commissariato di Licata – scrive la questura – coordinati e supportati dall’immediata azione della Procura della Repubblica Dda di Palermo, si è repentinamente concretizzata all’alba di ieri, così bloccando in anticipo tale ulteriore rischio, e assicurando i presunti responsabili alla giustizia”.
“In alcuni casi è stata contestata l’aggravante – si legge nel comunicato stampa della questura – dell’utilizzo dei metodi mafiosi”.
Nel corso delle perquisizioni seguite al fermo, secondo quanto reso noto dalla polizia, all’interno di un’auto sono stati trovati e sequestrati un coltello con lama da 10 centimetri ed un tubo in ferro zincato.
“Una delle vittime è stata supportata e assistita – scrive ancora la questura – dalla Fai Antiracket Gela, con il suo presidente Renzo Caponnetti, nonché coordinatore Fai Antiracket Sicilia”.
“Si evidenzia che Paolo Greco – si legge ancora nel comunicato stampa – l’8 marzo scorso veniva tratto in arresto da squadra mobile e commissariato di Licata perché ritenuto responsabile di avere esploso, nottetempo e travisato, diversi colpi di arma da fuoco, con una pistola scacciacani modificata, all’indirizzo di operatori ausiliari della PG”.