Turismo
Sbarco Alleato del ’43, la Soprintendenza del Mare individua un altro relitto nei fondali di Licata
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Scritto da
Angelo Augusto
Lo sbarco Alleato del 10 luglio 1943 a Licata torna di grande attualità.
La Soprintendenza del Mare, infatti, ha annunciato che “l’areale marino attorno a Licata, identificato quale teatro dell’operazione Husky e custode del relitto della grande nave da sbarco LST 158, si candida virtualmente ad essere individuato quale “luogo della Memoria” e pertanto sarà cura della Soprintendenza del Mare porre in essere ogni atto finalizzato al riconoscimento, inclusa la regolamentazione dell’accesso al sito a mezzo ordinanza da emettere a cura della locale autorità marittima”.
La Soprintendenza del Mare, sulla propria pagina Facebook, fa una ricostruzione delle ricerche eseguite sul relitto della nave da sbarco americana LST – 158.
“A seguito di una segnalazione dell’associazione BC-Sicilia, la Soprintendenza del Mare, con l’appoggio logistico e nautico della locale sezione “Finziade” dell’associazione “Gruppi Archeologici d’Italia”, ha effettuato – si legge nella nota – delle prospezioni negli areali marini a levante del porto di Licata. La zona indagata è quella dello sbarco, avvenuto il 10 luglio 1943 della statunitense “Joss Force”, un convoglio navale formato da 256 unità di cui 202 mezzi da sbarco, al comando del generale Lucian K. Truscott. Alle ore 8:10 del mattino dell’11 luglio 1943, mentre proseguiva lo scaricamento del materiale bellico sulla spiaggia, analogamente a quanto avvenuto il giorno prima a Gela per la LST 313, sei aerei, di cui due Focke Wulf 190 del III gruppo dell’unità aerea tedesca SKG10, con un’azione fulminea misero a segno colpi letali sulla nave da sbarco LST 158. Nonostante gli sforzi dell’equipaggio, l’incendio – aggiunge la Soprintendenza del Mare – andò fuori controllo e l’unità fu abbandonata, mentre le esplosioni di mine, munizioni e proiettili di artiglieria continuarono a devastarla: bruciò per diversi giorni prima che fosse possibile risalire a bordo e verificarne l’irreparabilità”.
“Accanto a quest’evento di maggiore portata, ne sussistono altri che hanno coinvolto unità minori – si legge nel post – e le cui tracce si è tentato di individuare: a pochi km a levante del porto di Licata è stata infatti evidenziata la presenza di grossi frammenti metallici e della parte terminale della murata di un’imbarcazione, che emerge dal fondale sabbioso e che è probabilmente riconducibile ad un mezzo da sbarco di dimensioni più piccole, le cui caratteristiche potranno però evincersi solo dopo uno scavo sistematico”.
(Foto Soprintendenza del Mare FB)