Politica
Risorse idriche. “Titano”: “La battaglia di alcuni Comuni mette a rischio i finanziamenti per tutti”
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Scritto da
Angelo Augusto
Il coordinamento Titano torna ad intervenire sulla gestione delle risorse idriche in provincia di Agrigento.
“Il 5 gennaio scorso il Comune di Menfi, di concerto con gli altri 7 Comuni richiedenti la gestione autonoma del SII, approva – scrive Titano -una delibera di Giunta per conferire all’avvocato Girolamo Rubino l’incarico di accertare se la Commissaria regionale possa, ai sensi di legge, imporre loro di consegnare reti e impianti alla costituenda Azienda Consortile, e nel caso, impugnare il decreto 590 che ne stabilisce tempi e modi. Fino ad oggi è concesso a tutti il diritto di tutelare i propri interessi, veri o presunti che siano. Ecco perché non ci vediamo nulla di anomalo nella richiesta degli 8 Comuni di voler gestire in autonomia il SII e di verificare se anch’essi ricadono nella cerchia dei Comuni che da oggi sono chiamati alla consegna di reti, acquedotti e strutture all’Ati e quindi all’Azienda Speciale Consortile. Facciamo però notare che il diritto di tutelare i propri interessi non va garantito ad essi calpestando il diritto degli altri 35 ad avere un gestore legalmente riconosciuto e concretamente funzionante”.
“Che costoro non abbiano i requisiti di legge per ottenere i benefici dell’art.147 è ormai palese, altrimenti li avrebbero già ottenuti da tempo. L’unico modo – aggiunge Titano – per ottenerli è fare gli investimenti previsti nel Piano d’Ambito, che però (qui sta il problema), riguarda e programma gli investimenti per tutti i Comuni dell’ambito. Se per gli interessi degli 8 si mette a rischio la legittimità di un intero Piano d’Ambito che, così facendo, rischia di non superare l’esame delle autorità di controllo, si cagiona un’enorme danno a tutti i 43 Comuni. Inoltre gli 8 potranno ottenere le somme necessarie al finanziamento delle opere solo previa approvazione di apposita delibera comunale che dichiari di cedere l’opera (un depuratore per esempio) al gestore a fine lavori, così facendo perderebbero la legittimità ad aspirare alla gestione autonoma in quanto essa è tale quando integra tutti i segmenti del servizio, non solo alcuni. Alcuni di questi Comuni hanno già prodotto tali delibere dichiarando di fatto di non voler più aspirare alla gestione autonoma, come mai allora li ritroviamo protagonisti dell’iniziativa legale menzionata prima? Si vuole per caso la botte piena e la moglie ubriaca?”.
“Tutto questo non sarebbe accaduto – scrive ancora in consorzio di associazioni – se la Commissaria avesse già sciolto definitivamente la questione “art.147” incaricando l’Arpa di effettuare i necessari e dovuti controlli sugli assetti fognari-depurativi di questi Comuni, come impone l’art.90 della legge regionale n°6 del 3 giugno 2001, per certificare che vengano gestiti nel rispetto delle norme vigenti, senza inquinare e senza compromettere in maniera negativa il corpo recettore, come impone l’art.147 comma 2 bis, del Dlgv 152/06. I requisiti vanno posseduti al momento della nascita del nuovo soggetto gestore e non a fine 2021, o peggio a fine 2022 come stabilisce il nuovo Piano d’ambito. Come mai questi 8 comuni hanno ottenuto illegittimamente la proroga di altri 2 anni per la verifica dei requisiti necessari alla gestione autonoma?”.
“Ci aspettiamo adesso che la Regione (tramite la Commissaria ad acta) faccia rispettare e tutelare i diritti dei cittadini – conclude Titano – dei 35 Comuni rimanenti e porti a termine, senza ulteriori proroghe o indugi, il proprio mandato nel rispetto delle norme e dei diritti di ognuno”.