Storie
“Quello che ho visto e provato in Germania”…: 1945, la lettera di un licatese reduce dai campi di sterminio
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Scritto da
Redazione
E’ un documento eccezionale, straordinario, quello che pubblichiamo questa sera. E’ la lettera che, alla fine della guerra, Vito Attanasio, licatese, scrive alla sua famiglia a Licata.
Lui è reduce dai campi di sterminio in Germania, dove lavorava negli alti forni, per miracolo è rimasto in vita ed ora si trova nel nord Italia, ospite di una famiglia di un commilitone. Vorrebbe tornare a casa, ma non può, tutti i collegamenti sono interrotti.
Scrive al padre, annuncia di essere vivo, e quando si riferisce ai campi di concentramento si commuove.
A tirare fuori la lettera dall’archivio della memoria in cui era conservata da quasi 80 anni è la nipote, Roberta Cannarozzo. Vito Attanasio era suo nonno, ed ora a dare voce a quelle righe è Giuseppe Calabrese, figlio di Roberta.
Abbiamo voluto, proprio nella “Giornata internazionale della Memoria”, pubblicare questo breve video che racconta la disperazione di un soldato che è tornato dai lager e, al tempo stesso, la sua felicità per essere vivo, e la voglia di tornare a casa.
“Oggi nel giorno della memoria, in ricordo di quella crudele realtà, metto in mano ai miei figli – scrive Roberta Cannarozzo – le testimonianze che conservo gelosamente nel cassetto dei ricordi.
“Era mio nonno… da piccola soffrivo per la mancanza di questa figura maschile, dato che nella mia infanzia non conobbi neanche il nonno paterno. Oggi credo di avere avuto – conclude Roberta Cannarozzo – un nonno da sempre… probabilmente con questo suo vissuto mi ha trasmesso più di qualsiasi altro nonno… Ne sono orgogliosa e lo ringrazio, la sua bontà di cui ancora dei suoi colleghi parlano, è arrivata a me a distanza di lunghissimi anni. Ha saputo cogliere l’essenza della vita ed è riuscito a farne un dono. Però caro nonno, purtroppo ancora oggi nel 2023 viviamo in un mondo dove c’è una guerra in corso che, ci tiene col fiato sospeso perché temiamo ne possa scoppiare una terza, di tutto ciò non posso che rammaricarmi e preoccuparmi”.
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