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Ciccio la Rosa

Calcio

“Quelli della B”: “Tira la bomba, tira la bomba…” e Ciccio La Rosa segnava sempre

Conta il gruppo è vero, a dirlo sono sempre gli allenatori con ragione sicuramente ma, i giocatori non sono tutti uguali. Se dici Licata in serie B, dici Ciccio La Rosa.

L’attaccante capocannoniere della storica C1 vinta. L’attaccante della prima rete al Frosinone, la gara della festa scolpita nelle menti e nella storia. L’attaccante capace in B, di segnare meno del solo Totò Schillaci. E pensare che non iniziò benissimo.

Arriva in gialloblù dal Ravenna, dice si al Licata nella stagione 87-88 anche per ritrovare amici e compagni con cui giocò con i rosanero del giovane allenatore Zeman. Ma in panchina, siede oramai Cerantola che al pronti via, preferisce altra gente in attacco, oppure giocare senza un centravanti.  L’intesa però non tarda ad arrivare, ad inizio autunno dopo l’estate di rodaggio, La Rosa si prende il posto e segna una domenica si e l’altra pure.

Forza fisica e prestanza, fiuto del gol e rapina in area, negli ultimi sedici metri era letale, una sentenza, ne segna quindici in C1, vittoria del campionato, promozione in cadetteria e gradino più alto nel podio dei marcatori.

“Sono arrivato a Licata da Ravenna, non ero in perfetta forma francamente, ho impiegato i primi mesi per inserirmi negli schemi di Cerantola con cui poi è nato un rapporto straordinario. In squadra ritrovai parecchia gente con cui condivisi l’esperienza in Primavera col Palermo. Era un gruppo meraviglioso quello del Licata, quando sei così unito, non puoi non fare bene, la vittoria è stata una conseguenza naturale”.

Se all’ultima giornata vale lo storico salto in B, la gara di andata apre la pista alla cavalcata: Frosinone nel destino.

“L’ultima di andata in trasferta a Frosinone rappresenta per me un nodo cruciale, facemmo molto bene su un campo difficilissimo, poi contro di loro festeggiamo anche la promozione e segnai la rete dell’1-0”.

Una marcatura che Ciccio La Rosa ricorda dopo quasi quarant’anni con la gioia di un momento atteso e sognato.

“Il pallone era tra i piedi di Romano che mi serve in profondità, vado in contrasto con un loro difensore, ho la meglio io, mi presento davanti al portiere  e segno, i miei compagni sapevano come trovarmi ed io rispondevo presente. Gli anni di Licata mi fanno scoprire e affinare una mia caratteristica importante, il colpo di testa. Giocando da prima punta segnai parecchio anche di testa, i tre anni licatesi, uno di serie C e due di serie B furono importanti e tra i migliori a livello personale, stavo bene fisicamente poi passai alla Reggina, cominciai ad avere acciacchi fisici che mi limitarono”.

Lo voleva la Juve ci racconta.

“Ho saputo dell’interesse della Juve dopo, il primo anno del Licata in B, stagione 88-89, quando segnai 15 reti la Juventus prese Schillaci ma doveva prendere anche me, preferì poi Casiraghi perché più giovane, andò così. Ecco diciamo che essere arrivato un pochino tardi non mi ha facilitato, forse se fossi arrivato all’apice della carriera sui 21-22 e non sui 25-26 anni, magari staremmo qui a parlare di un La Rosa con alcuni campionati in serie A, ma sono contentissimo della mia carriera da calciatore”.

E non potrebbe essere altrimenti, una carriera di livello per il bomber del Licata in B con cui è sceso in campo 101 volte segnando 37 reti in tre campionati. Complessivamente in serie B, conta 161 presenze con 28 reti con, oltre al Licata, Palermo, Reggina e Lecce. Oggi è osservatore con passato da allenatore e dirigente. Ma Licata gli rimane dentro:

“Sono affezionato a Licata, ero già sposato e avevo un figlio in quegli anni, mi ricordo il calore della gente, mi fermavano per strada anche con la mia famiglia per una foto ed un autografo, persone che ricordo con grandissimo piacere, sono stato davvero benissimo”.

Vincenzo Montana

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