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“Quelli della B”, Massimo Taibi: “In allenamento quanti rigori segnai a Pippo Romano”
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Scritto da
Redazione
Quei ragazzi, quelli “terribili” della B, rimangono ancora oggi molto legati ai colori gialloblù, ne ricordano aneddoti e sensazioni vissute. La storica promozione in cadetteria del Licata rimane leggenda.
Massimo Taibi, è cresciuto tra il “Saporito” e il “Dino Liotta”, alternandosi tra la spalla di Zangara e la formazione Primavera, nel suo palmares tra le intercontinentali con Milan e Manchester e la Supercoppa europea, è indelebile anche un campionato di C col Licata che l’ex portiere, oggi direttore sportivo (fino a qualche mese addietro della Reggina) annovera tra i suoi successi più significativi per come arrivato.
La chiacchierata con Taibi è di quelle che ti ricongiunge con valori sportivi di un calcio che oggi è amarcord: da quando si giocava alla domenica tutti al pomeriggio con un solo posticipo alla sera ed i numeri erano dall’uno all’undici, con il più forte con la dieci, l’ala col 7 ed il bomber col 9, di acqua sotto i ponti ne è passata.
Con Taibi, ripercorriamo un abbondante ventennio, tra il suo Licata, il Milan e l’esperienza inglese, passando per Piacenza e la salvezza di rincorsa al girone di ritorno a Venezia con le sue parate e le reti di un Recoba arrivato dall’Inter.
“E’ stata una grande esperienza sportiva e di vita, sono nato calcisticamente a Licata. La mia prima squadra professionistica, ero giovanissimo. A quei tempi c’erano solo due portieri in pratica, il titolare era Zangara, il secondo Caniato che andava spesso con l’under 20 e quindi Cerantola, mi portava in panchina come secondo”.
Taibi debutta in serie B nell’1-1 contro l’Ancona, una gara dove, complice l’inesperienza commette un errore che, i tifosi cercano di non fargli pesare, unitamente ai compagni, pronti a sostenere quel biondino portiere di 190 centimetri arrivato da Palermo con la grande umiltà della sua famiglia, papà operaio e mamma casalinga:
“Certamente ricordo il debutto in serie B, un infortunio possiamo definirlo, un rimbalzo beffardo del pallone che mi passò sotto alle gambe, nonostante l’errore tutti mi incoraggiarono, è stato molto importante per un ragazzo giovane, un episodio che ha contribuito a forgiarmi”.
Il giorno della promozione Taibi era in panchina e ricorda l’immensa gioia di una giornata indefinibile per tutta la città. Di quella squadra, Romano era il capitano. Sorce e Ficarra “gli sprechi” che avrebbero potuto fare anche di più.
“Per come giocavano pensavo arrivassero in serie A e poi che grande giocatore il nostro capitano Pippo Romano, un leader vero, calciatore importante, lo facevo impazzire(ride) in allenamento. Taibi è uno dei tre portieri italiani ad aver segnato almeno una rete in serie A, il vizio del gol gli apparteneva già da giovane a Licata, “in Primavera battevo i rigori, Romano si metteva in porta dicendomi che non avrei segnato ma segnavo sempre, quante risate e quanto era bello quel gruppo”.
Le chiavi del centrocampo aprono da sempre, le porte del pallone, condizionano partite e campionati, orchestrare e far girare tutti gli altri era l’arte di Giacomo Modica, avanti col tempo:
“Modica oggi era un regista vero, trent’anni avanti, era moderno già ai tempi, giocatore fortissimo”.
Per Taibi, ai tempi della sua serie A, il più forte era Peruzzi, Buffon inarrivabile. Oggi tre su tutti.
“Peruzzi era davvero forte, prima di lui Zenga. Buffon è inarrivabile, attualmente dico tre portieri Vicario, Meret e Donnaruma, hanno la tempra e il carattere che non devono mancare”.
Una grande carriera passa anche da inizi che ti lasciano il segno e ti consegnano al grande salto:
“Zeman mi prese al provino con il Licata anche se poi andò via, ho cominciato in questo modo, un rimpianto? A Manchester rimasi cercando di resistere anche ai gravi problemi personali che a trent’anni mi fecero lasciare il campionato inglese per tornare vicino alla famiglia, con l’esperienza di oggi farei altre scelte anche se la famiglia è al primo posto per me”.
Taibi, con la sua ultima squadra da direttore sportivo nel girone soprattutto, segue il Licata e promette di ritornare in città a vedere una partita:
“Conosco Massimino, seguo il Licata, magari torno a vedere Licata-Reggina, sarebbe davvero un piacere”.
Vincenzo Montana
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