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Giorgio Taormina

Calcio

“Quelli della B”, Giorgio Taormina, il regista arretrato che tutti amavano: “A Licata 7 anni meravigliosi”

Uomo ovunque, ottimo per  tutte le stagioni, irrinunciabile per ogni allenatore con un ruolo non definitivo ma con una costante: la qualità a servizio della squadra.

Eccolo Giorgio Taormina, uno di “quei ragazzi terribili” che fece grande il Licata calcio a fine anni ottanta. Sette campionati con l’abito gialloblu cucito addosso, come una seconda pelle calcistica in una città che gli rimane dentro, racconta. E non potrebbe essere altrimenti. La storia incide, soprattutto se contribuisci a scriverla, naturalmente.

Giorgio Taormina

Taormina arriva nel 1983 a Licata, in C2 con Zeman in panchina, inizio non semplice, c’era da svecchiare e ribaltare gerarchie con un modo di fare calcio diverso che poi, risulterà vincente. Dopo una stagione con salvezza sul finire, l’anno successivo inizia la scalata: Giorgio Taormina, tra i giocatori con più presenze in assoluto, vinse prima della storica C1 anche un campionato di C2 con i gialloblu. Precursore dei tempi, in quegli anni era raro trovare un giocatore adattabile a più ruoli, con effetti molto positivi praticamente in qualsiasi posizione.

Nasce mezzala tecnica di destra, uno adibito alla costruzione ma che sapeva correre ed anche bene. Visse gli anni migliori da difensore centrale, un regista arretrato da cui far partire l’azione, uno che non amava mandarla in curva ma costruiva da dietro: non comune per gli anni che vi raccontiamo. L’anno della promozione in B, dunque nel vittorioso campionato di C1 culminato con l’amata partita col Frosinone, Giorgio Taormina giocò esterno basso a sinistra, terzino con attitudine a diagonali difensive apprezzate da Cerantola, ruolo reinventato a causa dell’infortunio di Irrera.

“Arrivai a Licata in C2, il primo anno non semplice, ci salvammo nelle ultime gare ma Zeman fu bravo a costruire da lì quella che tutti conosciamo, una grande cavalcata fino alla serie B. Io ero un jolly, un giocatore che gli allenatori adattavano a più ruoli,  mi comportavo da professionista facendomi trovare pronto, pensate che l’anno della promozione in B, ho giocato terzino sinistro al posto dell’acciaccato Irrera. Ho giocato sette stagioni col Licata, credo di essere in assoluto uno dei giocatori con più presenze in quegli anni, ho indossato diverse volte la fascia di capitano, soprattutto in assenza di Pippo Romano. Diciamo che dove c’era un buco da tappare mettevano me, una volta col portiere espulso Zeman mi fece giocatore anche in porta”.

Della Licata città, fuori dal campo ricorda, il fruttivendolo del Corso Serrovira, l’edicolante di Oltreponte e la residenza dove alloggiava con altri compagni e l’allenatore Zeman alla Playa: “Ho vissuto la città conoscendo parecchia gente, sette anni sono tanti, mi ricordo il fruttivendolo al Corso Serrovira, quanta festa ogni volta, spesso ci regalava la frutta, vivevamo in zona Playa, soprattutto il primo anno che sono arrivato, compreso il mister”.

La sorpresa, per quanto poi rivelatosi forte, è Cicco La Rosa, lo spreco per l’enorme talento e per essere, a suo dire, il migliore di tutti, Maurizio Schillaci.

“Ciccio La Rosa non mi aspettavo diventasse il grande attaccante che è diventato, giocatore forte ed importante, Maurizio Schillaci era il  migliore, non solo a Licata ma, in quegli anni, in tutta la Sicilia, secondo me”.

Legato ad ogni tecnico avuto, due in particolare ne segnano, a vario titolo il percorso, Zeman e Cerantola.

“Zeman mi porta a Licata, i ricordi sono splendidi, praticavamo un pressing asfissiante, fino alla bandiera del corner, un calcio totale in quei tempi. Un lavoro che Cerantola ha saputo sfruttare benissimo, con grandi capacità di gestione del gruppo, l’anno della promozione in B, la sera prima di una delle gare più importanti per la vittoria finale, andai da Cerantola dicendo che non mi sentivo di scendere in campo, mia figlia aveva un problema cardiovascolare, mi ha concesso un permesso ed andai in auto a Roma in ospedale. Mi ricordo che ne parlò ampiamente tutta la stampa di questo episodio, il nostro era un gruppo straordinario”.

Dal 2000 è fuori dal calcio, fa l’imprenditore Taormina, gestisce con i figli e la famiglia una scuola per estetisti ed un centro estetico, vive a Palermo, sua città d’origine con Licata rimasta nel cuore: “Licata è sempre nei miei ricordi bellissimi, sono legato a questi colori che saluto con grandissimo affetto”.

Vincenzo Montana

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