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“Pagavano gli stipendi al personale della cooperativa Suami e ne trattenevano una parte”, in due agli arresti domiciliari
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Scritto da
Angelo Augusto
Venivano assunti a condizione che “il dipendente accettasse di percepire una retribuzione effettiva assai inferiore ai minimi contrattuali – si legge nel comunicato stampa – sottoscrivendo buste paga attestanti la corresponsione di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente ricevute”.
E’ l’accusa che i carabinieri della compagnia di Licata rivolgono a quattro persone, raggiunte stamattina da ordinanze firmate dal Gip del Tribunale di Agrigento. La misura degli arresti domiciliari è stata disposta nei confronti di: Salvatore Lupo, 40 anni di Favara, già amministratore unico della Suami società cooperativa onlus; e di Maria Barba, 35 anni, moglie di Lupo, amministratore unico di Villa Diodorus, società cooperativa sociale. Invece per l’assistente sociale Caterina Federico, 34 anni di Licata, assistente sociale, il Gip ha disposto l’obbligo di dimora. Infine obbligo di presentazione alla Pg per Veronica Sutera Sardo, assistente sociale di 30 anni di Agrigento. Le ipotesi di reato contestate ai quattro sono: associazione per delinquere, estorsione in concorso, indebita percezione di contributi da parte dello Stato.
Nell’operazione “Stipendi spezzati” sono indagate, complessivamente, otto persone.
L’operazione è stata coordinata dal capitano Marco Currao che guida la compagnia di Licata, e diretta dai magistrati della procura di Agrigento.
“Fino all’anno 2012 – si legge nel comunicato stampa dei carabinieri – lo stipendio, decurtato nella misura imposta dal datore di lavoro, veniva corrisposto con denaro contante; a far data dal 2012, al fine della pre costituzione di una prova documentale dell’integra dazione della retribuzione formalmente prevista, veniva imposta al dipendente l’apertura di un rapporto bancario – conto corrente bancario, ovvero carta prepagata ricaricabile – con la prescrizione di consegnare la carta bancomat ed il relativo codice pin a Salvatore Lupo, già amministratore unico della “Cooperativa Sociale Suami onlus”, o ad altro associato, in modo da consentire loro di procedere all’accredito dell’intera somma indicata in busta paga e provvedere al successivo prelevamento del denaro contante ed alla dazione al lavoratore della minor somma statuita. Ancora, al lavoratore venivano imposte condizioni generali di lavoro disagevoli, contrarie alle leggi e ai contratti collettivi sotto il profilo delle mansioni ore di effettivo lavoro giornaliero svolte, sovente in eccesso rispetto all’orario previsto contrattualmente e non retribuite”.
“La grave crisi occupazionale – aggiungono i carabinieri nel comunicato stampa – che ormai da diversi anni qualifica il mercato del lavoro nel territorio agrigentino, ha rappresentato il terreno di coltura di gravissime forme di abuso poste in essere da taluni datori di lavoro in danno dei lavoratori. È proprio in questo contesto che si è sviluppata la presente attività investigativa che, grazie all’analisi della documentazione sottoposta a sequestro ed alle informazioni rese dalle persone ascoltate dai carabinieri, tra le quali in primis vi sono i dipendenti della comunità, ha disvelato un vero e proprio sistema illecito di gestione dei rapporti lavorativi all’interno della cooperativa sociale in questione”.
“Inoltre, è stato disposto dall’autorità giudiziaria – si conclude il comunicato stampa – il sequestro preventivo, ai fini della confisca diretta del denaro, di 37.000 euro circa, dai saldi attivi rinvenibili sui rapporti finanziari riconducibili alla Suami Società Cooperativa Sociale Onlus”.