Storie
Nel 1584 la peste fece 20 morti a Licata, ecco le “carte” che ricostruiscono quei drammatici giorni
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Scritto da
Angelo Augusto
Nel 1584 la peste non risparmiò nemmeno Licata ed in città provocò almeno 20 vittime. E’ quanto risulta dal diario, incompleto e redatto in siciliano con latinismi, che proprio in quell’anno venne fatto redigere dal giurato Angelo de Anello su ordine del medico Ferdinando Zammito.
Le “carte” sono state pubblicate stasera, dall’equipe diretta da Angelo Mazzerbo, sulla pagina Facebook del Fondo librario antico di Licata. Sono state “ripescate” nell’archivio storico, allora Universitas, del Comune.
“Furono chiuse – scrive il Fondo librario antico – tutte le porte della città tranne la Porta Grande che venne rigidamente controllata per evitare che i contagi aumentassero. Fu “blindata” l’area del Castel Nuovo (oggi piano Quartiere). I malati infetti dai bubboni (“boubbuni”) della peste, vennero barricati (“barreggiati”) dentro casa e successivamente trasportati all’ospedale (“hospitali”). Licata diventò un inferno, roghi dappertutto, per ordine dei medici, arredi, letti, materassi (“robba”) della gente “appestata” vennero dati alle fiamme. Dolore e disperazione – si legge ancora nei documenti pubblicati – nelle famiglie per la morte dei loro cari e per la separazione forzata (per precauzione) dai familiari infetti dal morbo contagioso. Alla fine la conta (parziale ) dei morti fu di circa 20 unità”.