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L'”Icaro Caduto” di Mitoraj nella Valle dei Templi, Samonà: “E’ giunto il tempo di rimuoverlo”
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Scritto da
Redazione
“I tempi sono maturi perché la scultura bronzea di Igor Mitoraj che raffigura Icaro caduto, sia spostata, così da restituire la scena al Tempio della Concordia di Agrigento. Il bellissimo monumento, infatti, dal 2011 fa da sfondo involontario all’opera di Mitoraj, che viene immortalata in primo piano nei selfie e nelle foto di migliaia di visitatori della Valle dei Templi”.
A scriverlo è Alberto Samonà, già assessore alla Cultura della Regione Siciliana.
“Non si vuole, qui, entrare nel merito del dialogo, spesso interessante, fra l’antico e opere d’arte contemporanee, tanto più che proprio la Valle in passato è stata luogo di mostre che hanno proposto queste sperimentazioni, con risultati anche apprezzabili. Le mostre, però, hanno per loro stessa natura – aggiunge Samonà – il carattere della temporaneità e servono a stimolare il pubblico sulle idee che l’artista vuole proporre di volta in volta. In questo caso, però, il posizionamento dell’Icaro caduto ai piedi del Tempio della Concordia ha assunto una permanenza ultradecennale che va decisamente ben oltre le suggestioni di un’esposizione temporanea.
Bene ha fatto il parco archeologico a disporre che la scultura venga spostata da lì, magari in un’apposita area dedicata al Contemporaneo. Ed è meglio che questo avvenga a breve, anche in vista della rinnovata attenzione mediatica e alla gran mole di pubblico di cui Agrigento potrà godere grazie al titolo di “Capitale della Cultura” ottenuto per il 2025”.
“È importante, infatti, che la protagonista torni a essere proprio Agrigento, con i suoi templi, con la sua storia, con il suo centro storico (a partire dalla deliziosa via Atenea), e non, semmai, opere sia pure apprezzabili, ma che rischiano di restare decontestualizzate e senza collegamenti storici con il tessuto culturale, architettonico, naturalistico e urbano dei luoghi.
Peraltro, se si può ancora osare esprimere un’opinione controcorrente, il messaggio – scrive ancora Samonà – di un’umanità caduta, che non riesce più a volare, le cui ali sono spezzate, in pratica il simbolo dell’antieroe, nonostante sia specchio della triste condizione dell’uomo contemporaneo, è decisamente diverso dal senso universale, spirituale e metastorico che la Valle dei Templi incarna: un mito solare e classico che parla con la lingua antica e al contempo attualissima della civiltà mediterranea, dell’uomo che guarda al Divino ed edifica templi agli Dei che ne rappresentano le manifestazioni su questo piano di esistenza. Un uomo che rinasce, dunque, non che cade: un anelito verso l’Oltre, verso la riacquisizione di una dimensione naturale, offuscata, questa sì, dal grigiore dell’umanità attuale, smarrita, caduta e sempre più mancante di punti di riferimento in ogni ambito della vita”.
“Non si può qui non concordare – conclude l’ex assessore regionale – con Vittorio Sgarbi che recentemente ha detto che: “La scultura di Mitoraj è un’opera che ha una connotazione scenografica di riferimento alla scultura antica e quindi sul piano teatrale, sul piano della scenografia, è compatibile dove venne collocata. Però anche per lei, come per tutte le opere posizionate temporaneamente in aree archeologiche, vige lo stesso schema che si dovrebbe sempre adottare, ossia non si può immaginare che un tempio diventi lo sfondo per una scultura di Mitoraj nella sua dimensione così evidentemente teatrale, di finzione, senza la profondità sacra che rappresenta un tempio o una scultura antica”.
Ci saranno polemiche? Ci sono sempre state e almeno polemizzare sull’arte fa bene alla salute e allo spirito”.
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