Storie
Nel reparto di Pediatria, a Lodi, un angelo “licatese” assiste i piccoli pazienti affetti da Covid
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Scritto da
Angelo Augusto
C’è anche un po’ di Licata nel reparto di Pediatria dell’ospedale Maggiore di Lodi, dove ormai da oltre un anno medici, infermieri e personale sanitario sono diventati veri e propri “angeli custodi” dei bambini ricoverati con il Covid 19, o ospedalizzati in quanto i loro genitori sono stati contagiati.
Lei si chiama Moira Marzocca, è un’infermiera originaria della Puglia ma da tanti anni residente a Lodi, ed a Licata è di casa. Perché ha sposato il licatese Luca Pintacorona e nella nostra città, insieme al marito, trascorre le vacanze.
“Da quando è scoppiata la pandemia – racconta Moira Marzocca – soprattutto i più piccoli sono fragili e noi ce ne prendiamo cura. Nel nostro reparto ci sono 16 posti letto e ricoveriamo pazienti da zero a 18 anni, con tre infermieri a turno”.
Ci sono delle storie che vi hanno colpito più di altre?
“Ricordo – risponde Moira – la storia di una mamma, positiva al Covid 19, che ha partorito, con il cesareo, un bellissimo bambino, ma non ha potuto abbracciarlo per oltre un mese. Ci siamo prese cura del piccolo come se fossimo noi le sue mamme e, quando è stato possibile, lo abbiamo affidato alle cure della mamma. E’ stata un’emozione straordinaria”.
“Ci hanno toccato il cuore – aggiunge l’infermiera – i tan ti disegni fatti dai bambini, affetti dal Covid, per ringraziarci. Disegni che ora tappezzano le pareti del reparto”.
Ma in Pediatria sono stati assistiti anche dei ragazzi.
“Sono stati ricoverati da noi – conferma Moira – ragazzi di 16 e 17 anni alle prese col Covid. Quando sono stati meglio li abbiamo dimessi, ma con il Telecovid, una macchina collegata in continuazione con la Pediatria, per continuare ad assisterli da lontano”.
Quando tornerà a Licata?
“Se sarà possibile – conclude Moira Marzocca – spero ad agosto. Lì ci sono i parenti di mio marito, una famiglia molto numerosa e straordinaria. Voglio tanto bene ad ognuno di loro, amo i miei nipoti, ed adoro la vostra terra, il vostro mare, che ormai sen to come miei”.