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Il mondo del pallone vuole tornare in campo, Scimonelli: “Prepariamoci ad un calcio nuovo”
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Scritto da
Angelo Augusto
I prossimi, saranno giorni decisivi per il mondo del calcio. Riprendere ma soprattutto come e quando riprendere a giocare. Naturalmente, gli assensi definitivi spettano alle autorità sanitarie e di Governo ma ci sono tappe di avvicinamento fondamentali. Nel pallone, la tavola non è mai stata rotonda, partiamo dall’alto.
In serie A, martedì assemblea di Lega, due giorni più tardi si riunirà l’Esecutivo Uefa. All’ordine del giorno, date e risvolti. L’ipotesi, ad oggi, è quella di tagliare il nastro degli allenamenti dal 4 maggio, con protocolli di sicurezza e misure mirate. I partiti sono tanti, il no categorico alla ripresa, viene confermato da Cellino, patron del Brescia pronto anche a retrocedere ed Urbano Cairo, presidente del Toro. Inter e Milan sono sul ni, Ferrero con la sua Samp vorrebbero almeno parlarne, la Juventus pare favorevole insieme alla Lazio con Lotito che predica i novanta minuti, già da tempo, tra stupore e incredulità.
Ognuno ha il suo interesse, i soldi in testa. Inutile nasconderlo. Gli interessi economici sono enormi, ma la salute predomini, ovvio. Un dato, praticamente certo (o quasi) è che il pubblico starà a casa, porte chiuse. Tutte le partite. Si ipotizza di giocare al centro sud, tralasciando le colpite zone del Nord. Tra taglio di stipendi con Juve e Roma all’opera e preoccupazione degli addetti ai lavori, merita analisi non approssimativa, “l’altro calcio”, quello dei dipendenti delle società, che vivono spesso di stipendi normali e non negli agi dei milionari calciatori. Ci sono famiglie da salvare, anche nel calcio. E’ una delle maggiori aziende del Paese.
Le serie minori, annaspano. Dalla B ai dilettanti, decine e decine di club rischiano di non giocarci più al calcio, per non avere più un soldo.
In serie D, non più tardi di qualche giorno addietro, il Vice Presidente del Licata, Danilo Scimonelli, ha dichiarato che: “Noi non siamo come i club di serie A, viviamo dell’apporto dei soci e delle entrate allo stadio, sarà tutto più difficile, prepariamoci ad altro tipo di calcio con idee e giovani”, lungimirante e puntuale Scimonelli. Così presumibilmente sarà, soprattutto per le serie minori, dove non solo i collaboratori ma anche gli stessi calciatori vivono di rimborsi spese ed entrate normali. Adesso sono in difficoltà. E chi avrà le dieci euro per andare a vedere anche una partita di serie D, sempre meno persone. Prima il pane poi il pallone, è logico. Queste domeniche senza calcio, svuotano ancor di più il quotidiano di chi, come l’italiano, di quegli undici tizi sul prato verde, si nutre. E’ lo specchio del Paese in cui si riflettono umori e stati d’animo.
Riprendere a tutti i costi, fanno intendere, in linea nemmeno troppo velata, i poteri del pallone con le precauzioni, ma quali? Immaginate una partita in cui il difensore prima di intervenire sull’attaccante lanciato a rete, dica: “Mi scusi signore, tenga un metro di distanza, vada, vada pure a segnare, grazie”. Il calcio è contatto, sentire l’uomo addosso. E’ inevitabile abbracciarsi dopo aver segnato, battere il cinque al compagno dopo aver fatto un bel passaggio filtrante e anche tendere la mano ad un avversario per aiutarlo a rialzarsi dopo aver commesso fallo. E’ il calcio. E chi vince scudetto, campionati e coppe, cosa fa? A dormire presto e pure in silenzio? Niente festeggiamenti con compagni e tifosi. La ripresa sarebbe solo necessità economica per la maggiore, con passione e spettacolo colpiti nei loro valori basilari. Tutto o molto, sarà diverso, calcio compreso, che la gioia di un gol al novantesimo della propria squadra, riaccenda scenari differenti ma comunque entusiasmanti.
Vincenzo Montana