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Politica

Elezioni, Angelo Biondi commenta i risultati del voto: “Rammarico e soddisfazione”

“Per Licata, le elezioni del 25 settembre, avrebbero potuto essere un vero trionfo, una data da consegnare alla storia della città. Mai, come in questa occasione, infatti, si era avuta la più che concreta possibilità di eleggere contemporaneamente ben tre nostri concittadini: Annalisa Tardino, alla Camera; Carmelo Pullara e Angelo Cambiano, al parlamento Regionale Siciliano. Purtroppo, sembra che la cosa non sia più possibile a causa di una serie di eventi paradossali corroborati da oggettive responsabilità collettive, oltreché da qualche errore di valutazione individuale. E, da tifoso di Licata, non posso non rammaricarmi di come sono andate le cose, proprio perché una buona parte di tale mancato trionfo, a mio modo di vedere, è ascrivibile allo strano modo di votare di una consistente parte di nostri concittadini”.

Lo scrive in una nota l’ex sindaco Angelo Biondi.

“Tanto rammarico, dunque, ma anche, fortunatamente, qualche motivo di soddisfazione grazia al fatto che (nonostante tutta una serie di elementi negativi, che illustrerò di seguito), alla  fine, almeno uno dei candidati licatesi, l’ex sindaco Angelo Cambiano, dovrebbe conquistare un seggio all’Ars (il condizionale è d’obbligo nell’attesa della proclamazione ufficiale). Delusione doppia, invece, per l’unica nostra concittadina – aggiunge Biondi – candidata alla Camera di deputati, prima data per eletta dal sito del ministero, per poi apprendere, il giorno dopo, di avere perso il seggio a causa di una machiavellica legge elettorale che per un inerzia di quoziente percentuale lo assegna ad altro candidato. Fortissimo rammarico, inoltre, per la mancata rielezione del deputato licatese uscente, in particolare per l’incredibile modo di come è maturata. Risultare, di fatto, il candidato più votato in assoluto nel collegio e non conquistare il seggio sol perché la lista “Prima l’Italia, si piazza al settimo posto in una provincia a cui spettano solo 6 deputati, non è cosa di facile comprensione”.

“In sintesi, quello che avrebbe potuto essere, per Licata, uno straordinario momento di riscatto, affrancamento e definitiva emancipazione politica, non si è, in fine, concretizzato, causa tutta una serie di elementi negativi. Il primo fra tutti, il più rilevante, ce lo fornisce – sono ancora le parole dell’ex sindaco – la fotografia dei numeri di queste elezioni. Numeri che ci raccontano del non esaltante apporto degli elettori licatesi al successo dei candidati locali, nemmeno in quello che potrebbe essere l’unico motivo di soddisfazione, e cioè l’elezione di Angelo Cambiano. Dico questo per il semplice fatto che, i 2.270 i voti indirizzati all’ex sindaco (dallo stesso giudicati fondamentali per il suo successo), se da un lato possono apparire un grande risultato, letto da un’altra angolazione ci racconta che il non aver indicato alcuna preferenza in tantissimi voti dati alla lista di appartenenza, ha seriamente messo a rischio la sua elezione. Se consideriamo che la lista del Movimento 5 stelle a preso a Licata 2.906 voti, e che Angelo Cambiano, ha conquistato il seggio per circa 40 voti di scarto sul suo diretto competitore, il fatto che 639 nostri concittadini, pur votando 5 stelle, hanno deciso di non esprimere nessuna preferenza la dice lunga sul tipo di sostegno dato al candidato locale da un bel po’ di licatesi. Per dirla in maniera più chiara: se l’elezione di Cambiano fosse dipesa dal totale sostegno dei “grillini” nostrani, Licata, oggi, non avrebbe proprio nulla di che festeggiare”.

“Restando sulle regionali, un altro elemento di rammarico è rappresentato dal fatto  si legge ancora nel documento firmato da Angelo Biondi – che degli oltre 11.000 voti validi espressi dai licatesi, solo poco più della metà sono andati appannaggio dei candidati locali, mentre l’altra metà hanno preso, per una parte (2.517), la strada della preferenza ai candidati forestieri e per la restante parte (2.969), quella del voto al simbolo di partito senza voto di preferenza. Cosa che, nei fatti, equivale ad indebolire le probabilità di vittoria dei candidati espressione della nostra città. Ed è sempre questo strano modo con cui i licatesi ci approcciamo al voto ad aver compromesso la sicura elezione di Annalisa Tardino al Parlamento Nazionale (anche se, visto un nuovo conteggio in atto, c’è ancora qualche flebile speranza). Certamente, non staremmo assistendo a questo assurdo balletto di attribuzione del seggio (prima si, poi no, ora forse), se fra gli oltre 11.000 nostri concittadini recatisi alle urne, i voti indirizzati all’unica licatese candidata alla camera dei deputati, non si fossero limitati a solo 2.164. A tal proposito – facendo salve legittime obbiezioni di chi dirà che votare la Tardino equivaleva a votare Lega e che trattandosi di elezioni nazionali certi ideali e valori (cari al centro sinistra) non si potevano mettere da parte –  mi chiedo che spiegazione si può dare in merito alla scelta di quei licatesi che pur votando per la coalizione di centro destra hanno elargito 2.199 voti al partito della Meloni e 1.443 preferenze ai forzisti di Berlusconi? Formazioni che, nemmeno lontanamente, si sono sognate di mettere un nostro concittadino nelle loro liste. In parole povere, ben 3.642 voti, buona parte dei quali sarebbero stati sicuramente decisivi per la certa elezione di una licatese al Parlamento Nazionale, sono stati dati a candidati di cui non abbiamo avuto il piacere di conoscere nemmeno la faccia”.

“Un riflessione a parte merita, invece, la mancata rielezione dell’on. Carmelo Pullara, che  (indipendentemente dalla personale posizione di chi scrive), non può non essere considerata un  vera assurdità per come è maturata. Fa un certo effetto, infatti, constatare – conclude Angelo Biondi – che Pullara non potrà ritornare ad occupare uno dei 70 scranni all’Ars, pur risultando il candidato più votato in assoluto nella nostra provincia (poco meno di 9.000 voti) e inserito ai primissimi posti fra i campioni di preferenze di questa tornata regionale (in percentuale eguaglia il primato di Tamajo, a Palermo e Sammartino, a Catania). Due, a mio avviso, i fattori che hanno generato una tale incongruenza. Il primo (quello che di fatto ne ha determinato la mancata elezione), è ascrivibile alla non adeguata competitiva della lista di Pullara, rispetto a buona parte delle altre liste provinciali. Il secondo è da individuare nel forte calo dei voti ottenuti a Licata: 2.159 le preferenze ricevute nell’attuale tornata, a fronte dei 5.000 e passa conseguite nel 2017. Due fattori, entrambi, prevedibili e che avrebbero dovuto, con largo anticipo, allertare Pullara, invogliandolo a porvi gli opportuni rimedi. A cominciare dagli accorgimenti necessari alla costruzione della lista, ricercando candidati di ben altra consistenza elettorale. Lista, che via, via si andava componendo non dava eccessive garanzie di essere forte abbastanza per assicurarsi uno dei 6 seggi assegnati alla nostra provincia. Constatazione che non era solo l’impressione di qualche osservatore esterno, ma un allarmante dato di fatto a cui il maggiore interessato (Pullara) avrebbe dovuto prestare ben altra attenzione. A riprova di quanto sopra va sottolineato il fatto che senza l’arrivo, dell’ultima ora, della candidatura, inaspettata, del sindaco di Ravanusa D’Angelo – che ha portato alla lista “Prima l’Italia” quasi 3.500 voti – il divario con i Popolari e Autonomisti di Roberto Di Mauro – partito che si è accaparrato l’ultimo seggio disponibile nel collegio di Agrigento – sarebbe stato di gran lunga maggiore. Un divario che, secondo gli ultimi dati pubblicati sul sito della Regione, si andrebbe attestando intorno ai 1.600 voti. A Pullara, sarebbe, dunque, bastato individuare  almeno un altro candidato (e tempo ce n’era) con un potenziale intorno ai 2.000 voti, per non vanificare il suo enorme consenso personale. Riguardo al secondo fattore (il considerevole calo dei consensi nella propria città), un dato che salta subito agli occhi, relazionato alla mancata elezione, sono i voti (circa 800) conseguiti a Licata dalla lista “Popolari e Autonomisti”, cioè quella con cui la lista del nostro concittadino si è trovata, in fine, a competere per l’ultimo seggio disponibile. A Pullara, sarebbe bastato riuscire a mantenere, non dico tutto, ma almeno i due terzi del precedente consenso ottenuto a Licata, per assistere oggi ad un film a parti invertite. Sarebbero, infatti, lievitati sensibilmente i suoi voti di lista e diminuiti in proporzione quelli dei “Popolari ed Autonomisti”, in considerazione, anche, del fatto che a far votare quest’ultima lista c’erano alcuni campioni di preferenze, suoi ex fedelissimi. Certo che è strano, però, constatare come al consistente aumento di consenso, registrato da Pullara, in molti comuni della provincia, corrisponda il fortissimo calo dei consensi nella propria città. Una stranezza che si presta a svariate considerazioni, tutte meritevoli di un’attenta analisi, soprattutto da parte del diretto interessato.

Detto ciò, nonostante i non pochi motivi di rammarico di cui sopra, Licata ha ottenuto ugualmente qualcosa di cui poter gioire: Un sicuro deputato all’Ars, Angelo Cambiano; La possibilità, ancora aperta, di un seggio per Annalisa Tardino, alla Camera (che nella peggiore delle ipotesi resterà comunque europarlamentare); La conferma che Carmelo Pullara, anche se non riconfermato, resta il soggetto politico con il più alto consenso personale dell’intera provincia. Un’evidenza che, crediamo, verrà tenuta in debita considerazione da chi di dovere, per cui è più che probabile un suo ruolo di sicuro rilievo nella nuova amministrazione regionale. Tre importanti personalità licatesi, dunque, di cui la nostra martoriata città potrà, certamente, giovarsi per ricevere un valido aiuto e un adeguato sostegno per l’atteso e sperato riscatto socio-economico”.

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