“E’ straniero, non comprende bene l’italiano”. Annullati arresti domiciliari per un marocchino

“Essendo straniero, non ha compreso bene la lingua italiana”.

E’ con questa motivazione che il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza con la quale la CoRTE d’Appello aveeva posto ai domiciliari un marocchino, residente a Licata, accusato di aver violato l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria dal lunedì al venerdì per firmare un apposito registro.

“Con un provvedimento di aggravamento – si legge in una nota – di misura, la Corte d’Appello di Palermo (sezione prima penale) aveva posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico un cittadino di origine marocchina, da anni residente a Licata. Dagli atti risultava infatti che lo stesso aveva più volte violato in sole due settimane la precedente misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. “dal lunedì al venerdì”.

“Ritenendo ingiusto il provvedimento di aggravamento, il marocchino, con l’assistenza dell’avvocato Angelo Benvenuto, suo difensore di fiducia, ha proposto gravame – si legge ancora nella nota – presso il Tribunale della Libertà di Palermo, sostenendo che non si era voluto volontariamente sottrare alle prescrizioni contenute nell’ordinanza ma semplicemente, non conoscendo bene la lingua italiana, non aveva ben compreso il significato delle prescrizioni ed in particolare ha erroneamente ritenuto che il relativo obbligo di firma sussistesse solo nei giorni “di lunedì e venerdì”.

“A supporto di tanto la difesa, nel corso del giudizio, ha prodotto la documentazione ove in effetti si evinceva – si conclude il documento – che le prescrizioni risultavano in effetti violate solo nei giorni di “martedì, mercoledì e giovedì” e che, di contro, l’imputato si era sempre recato in Commissariato nei giorni “di lunedì e venerdì”. Ritenendo valide le argomentazioni difensive il Tribunale del Riesame di Palermo accogliento integralmente i motivi di gravame ha quindi annullato l’ordinanza impugnata, ordinando l’immediata liberazione dell’appellante”.