L’emergenza idrica rimane il tema più dibattuto a Licata e non solo. Registriamo gli interventi di Giovanni Chianta, dell’associazione Coltivazione in serra, tunnel e campo aperto, e del rappresentante di Forza Italia, Angelo Biondi.
“La Sicilia, storicamente, è sempre stata la terra dell’acqua. Oggi, molte reti idriche – scrive Chianta – sono obsolete con perdite anche del 100%. In Sicilia, cadono dal cielo, mediamente, volumi di acqua in grado di soddisfare il fabbisogno interno. Questo se gli invasi fossero in piena funzione e se le reti non fossero un colabrodo”.
Su 26 grandi dighe, controllate dalla Regione Sicilia, 10 risultano in attesa di collaudo, 3 fuori esercizio e 5 con limitazioni per ragioni di sicurezza.
Il risultato è che molte dighe non sono in funzione mentre la maggioranza riesce a contenere meno del 50% della capienza originaria a causa della mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Quando piove tanto l’acqua si butta mentre quando piove poco conteniamo pochissima acqua.
Qualcuno dira ? Ma in Sicilia sta piovendo poco. Si, piove meno e male. Eppure, paradossalmente, non è il vero problema”.
“Basta fare un esempio. Nel 2023, su tutto il territorio siciliano – aggiunge Chianta – sono caduti, mediamente 588 mm di pioggia. Se moltiplichiamo questi mm per l’estensione dell’isola (25711 km2) vediamo che l’acqua potenzialmente contenuta era pari a 15, 2 miliardi di metri cubi su un fabbisogno interno annuo pari a 1,7 miliardi di metri cubi. Se riuscissino ad approvvigionarci, contenere e canalizzare anche solo 1/8 delle acque piovane in Sicilia non ci sarebbe più “un problema siccità”. Si potrebbe anche puntare su nuovi pozzi ma soprattutto sulla desalinizzazione delle acque marine. Ricordo che il dissalatore di Porto Empodocle potrebbe essere una risorsa idrica immediata per molti Comuni agrigentini. Si potrebbe anche puntare sulla conversione, a nuova tecnologia, del dissalatore di Gela. Si potrebbe puntare sulla costruzione di nuovi moduli di desalinizzazione per uso domestico. Si potrebbero fare tante cose ma servirebbe una politica europea, nazionale, regionale e locale che investa sull’acqua e non, come fatto finora, sulla sua assenza”.
Angelo Biondi ha scritto una lettera aperta al sindaco Angelo Balsamo, ecco il testo.
“Egr. Sindaco,
la crisi idrica che sta vivendo la Sicilia, è diventata di proporzioni drammatiche. La speranza di copiose piogge nel mese di maggio è risultata, purtroppo, una chimera. Il sistema acquedottistico siciliano, basato sui grandi invasi è in fortissima sofferenza. Le riserve di acqua potabile sono ridotte al lumicino. In un tale scenario, che lascia presagire una lunga estate all’insegna di una gravissima emergenza idrica, chi ha la responsabilità di amministrare una città è chiamato ad adoperarsi con celerità e decisione per mitigare, quanto più possibile, i fortissimi disagi che, inevitabilmente, subiranno cittadini ed imprese. Ora – fermo restando che siamo perfettamente consapevoli che le responsabilità di cotanta situazione sono attribuibili al perdurare, nella nostra isola, di una lunga (ben 4 anni) stagione siccitosa e all’errato convincimento di Siciliacque e dei passati governi regionali di puntare per l’approvvigionamento idrico dei siciliani, esclusivamente, su pioggia e dighe, impedendo ogni possibile progetto di nuovi dissalatori (vedi quello di Licata pronto ad essere realizzato nel 2006) e dismettendo, anche, i pochi già in funzione – occorre, oltre a tutte le iniziative emergenziali di provenienza Regionale e Prefettizia, che anche a livello di amministrazione comunale ci si attivi per mettere in campo ogni possibile azione utile (quanto meno) ad alleviare in parte una situazione destinata a diventare sempre più drammatica. Già qualche mese fa (con nota stampa del 14/03/2024) avevo lanciato un primo allarme in proposito, quando Licata era stata inserita tra i 150 comuni siciliani che avrebbero subito una forte riduzione della fornitura giornaliera di acqua potabile. In quell’occasione invitavo – scrive ancoa Biondi – l’amministrazione comunale ad attenzionare, da subito, il serissimo problema, auspicando di non farsi trovare impreparata e suggerendo alcune azioni da porre in essere nell’immediato, tra cui la necessita di capire i criteri con i quali verranno distribuite le risorse idriche in atto disponibili e, cosa ancora più importante, quale sarà il quantitativo giornaliero di acqua destinato a Licata; informazione indispensabile per predisporre una puntuale azione d’informazione del cittadino sui tempi dei nuovi turni di distribuzione in modo che ogni utente possa regolarsi di conseguenza. Si invitava, inoltre, ad elaborare un piano comunale di protezione civile utile a gestire eventuali momenti di particolare emergenza. A tal riguardo, memore di una situazione similare vissuta durante la mia sindacatura, mi permetto di indicare qualche spunto operativo. In quell’occasione per prima cosa ci premurammo di costituire un tavolo comunale permanete per la gestione della crisi, in secondo luogo venne organizzato un servizio di piccole forniture d’acqua (max 500 litri) per persone anziane, spesso sole e con scarse risorse economiche, il tutto grazie alla fattiva collaborazione dei volontari di protezione civile ed attrezzando alcuni mezzi comunali con taniche da 1000 litri e piccole pompe di sollevamento (qualche dipendente comunale ancora in servizio è stato all’epoca particolarmente attivo). Inoltre, grazie anche al fatto che alcuni mesi prima si era provveduto a rendere utilizzabile l’acqua del pozzo della Grangela (capace di produrne 5 litri al secondo) realizzando un impianto di sollevamento con relativa condotta fino alla villa Elena e da questa ai grandi serbatoi dello stadio Dino Liotta, provvedemmo ad installare un apposito idrante, nello spazio esterno antistante gli spogliatoi, destinando quell’acqua (non idonea ad usi civili) per l’approvvigionamento delle autocisterne dei Vigili del Fuoco e consentendone l’utilizzo tramite prelievo autonomo per le attività artigianali ed industriali. Ora, non so se tutto il sistema idrico collegato alla Grangela è ancora perfettamente funzionante, ma in ogni caso credo che non dovrebbe essere particolarmente difficile ripristinare il tutto. Sarebbe sicuramente una gran cosa evitare che per spegnere gli incendi (purtroppo molto frequenti nel nostro territorio specialmente nella stagione calda) che si utilizzasse acqua ad uso potabile. Volendo si potrebbe, grazie alle risorse stanziate da Stato e Regione per fronteggiare questa crisi idrica, ottenere un modulo mobile di potabilizzazione in moda da potere utilizzare detta risorsa anche a scopo idropotabile. Un’altra opportunità da prendere in serissima considerazione, sempre richiedendo i fondi stanziati per detta emergenza, è la realizzazione di un moderno impianto terziario per il trattamento delle acque reflue urbane per essere destinate a usi irrigui. Ricordo a me stesso che al depuratore di Licata arrivano circa 80 litri di reflui al secondo, una risorsa idrica enorme che adeguatamente affinata darebbe una gran bella boccata di ossigeno al nostro comparto agricolo. Tra l’altro oggi, grazie alla recente legge regionale n. 4 del 22/03/2022, superare le pastoie burocratiche per ottenere permessi ed autorizzazioni dovrebbe essere estremamente semplice rispetto alle enormi difficoltà che, nel lontano 2004, ha dovuto affrontare in qualità di sindaco il sottoscritto per riuscire a realizzare l’impianto sperimentale per il trattamento e l’affinazione dei reflui urbani, all’epoca il primo in Sicilia, grazie al quale per un bel po’ di anni abbiamo garantito a diversi consorzi di agricoltori licatesi, a costo 0, acqua per irrigare le loro campagne. Un impianto che poco dopo la conclusione della mia sindacatura ha praticamente cessato di funzionare e che, successivamente nessuno a più rimesso in funzione.
Salutandola, preciso che la presente, lungi da ogni fine polemico, vuole essere solo ed esclusivamente un contributo, possibilmente utile, a meglio affrontare i giorni difficili che ci attendono in questa lunga estate di penuria idrica”.
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