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Attualità
Comune e Memento sono pronti: piazza Stazione verrà intitolata a Salvatore Quasimodo
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Scritto da
Angelo Augusto
Amministrazione comunale ed associazione Memento sono al lavoro per intitolare l’attuale Piazza Stazione a Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura nel 1959. L’intervento sarà preceduto dalla riqualificazione dell’intero sito.
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Lo hanno annunciato Violetta Callea, assessore comunale alla Pubblica Istruzione, alla Cultura ed ai Servizi Sociali, e Carmela Zangara, presidente dell’associazione Memento.
“Già lo scorso anno in occasione del sessantesimo anniversario dal conferimento del Premio Nobel per la Letteratura a Salvatore Quasimodo – sono le parole di Violetta Callea – l’amministrazione comunale aveva già iniziato un percorso finalizzato a valorizzare la figura del grande poeta di cui risulta la permanenza a Licata. Purtroppo a causa del Coronavirus abbiamo dovuto sospendere ogni attività di organizzazione di eventi ed incontri culturali. Ma da tempo abbiamo iniziato un percorso di collaborazione con l’associazione Memento, che si occupa della tutela della memoria storica di Licata, per la posa di una lapide commemorativa dedicata all’illustre poeta. Dopo aver riflettuto sul luogo più idoneo per la posa della lapide, poiché attualmente il luogo licatese in cui ha vissuto per breve tempo Quasimodo, fa parte di un’area divenuta proprietà privata (vecchia stazione ferroviaria), si è convenuto di proporre un intervento organico di valorizzazione della piazza Stazione, attualmente in stato di degrado, e intitolarla al grande poeta”.
“Con l’occasione stiamo pensando – conclude l’assessore alla Cultura – di progettare la vera e propria riqualificazione e rigenerazione urbana della piazza Stazione anche col fine di valorizzare tutta l’area della stazione ferroviaria, e per questo stiamo per avviare anche un’interlocuzione con Rete Ferroviaria italiana e Fondazione Ferrovie Turistiche per inserirla in un itinerario turistico – culturale più ampio”.
La professoressa Carmela Zangara, nota storica residente a Licata da tanti anni, ha fatto un attento studio sulla biografia di Salvatore Quasimodo, con riguardo alla sua permanenza a Licata.
Ve lo proponiamo:
“Nella biografia del poeta Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura nel 1959, tra le tante residenze toccate dalla famiglia nel ricorrente spostamento del padre capostazione, non risulta annotato il nome di Licata. Eppure non Gela o Comitini, né Acquaviva o Messina, ma Licata è la città citata in Lettera alla madre – una delle più toccanti liriche della raccolta La vita non è sogno – …fu da quel grigio scalo/ di treni lenti che portavano mandorle e arance/ alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze/, di sale, di eucalyptus la città da cui fuggì“ di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca” per trasferirsi a Roma e iscriversi alla facoltà di ingegneria.
Immaginazione poetica o realtà?
Stando ai fatti, il padre Gaetano fu trasferito a Licata – dove lo seguì la famiglia – il 29 agosto 1920 un anno dopo la partenza del poeta.
Il trasferimento dovuto alla promozione a capostazione di prima classe fu sicuramente doloroso per la famiglia se Rosa – sorella del poeta e moglie dello scrittore Elio Vittorini – nel testo biografico- Tra Quasimodo e Vittorini- accenna al difficile distacco dall’amata Messina, loro città d’origine. Il nonno paterno era di Roccalumera e nella casa avita la madre si trasferì con il primogenito, Vincenzo, alla nascita del poeta che qui fu battezzato da Monsignor Francesco Maria Di Francia. E a Roccalumera è stato fondato Il Parco Letterario Quasimodo- di cui è presidente l’avvocato dott. Carlo Mastroeni – che gentilmente ci ha concesso la documentazione sulla famiglia.
Secondo Matteo Collura Rosa sarebbe nata a Licata nel 1905. Lo asserisce in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera in occasione della morte di costei avvenuta nel 1998 all’età di 93 anni. L’atto però non risulta sui registri di Stato civile del nostro Comune ed è invece presente nel Comune di Comitini dove è annotato che Rosa nacque il 3 dicembre 1905 alle ore 11, come tra l’altro risulta nella dichiarazione di servizio del padre acclusa al carteggio inviato in Svezia per il conferimento del premio Nobel al figlio.
Del poeta sappiamo con certezza che fu a Licata il 31 marzo 1922 per ricevere col padre l’iniziazione alla Loggia massonica “Arnaldo da Brescia” della nostra città diventandone membro sino alla morte quando gli venne intitolata una nuova Loggia, operante col numero identificativo 1059.
Possiamo pertanto supporre che egli venisse a Licata a trovare la famiglia che qui soggiornò per tre anni e che avesse frequentazioni con alcuni membri della Massoneria.
Null’altro.
Quindi se la verità storica e il dato poetico non coincidono perché Quasimodo scelse Licata come città dell’addio alla madre (morta nel 1950)? E perché quell’addio fa riferimento proprio al periodo licatese (1920-23)?
A mio modesto avviso – ed è soltanto un’ipotesi – quando il poeta compose la lirica- pubblicata nel 1948- erano trascorsi tanti anni ormai dal giorno della partenza dalla Sicilia e sicuramente la madre era già malata, perciò verosimilmente egli non poteva che immaginarla nell’ultimo posto dove l’aveva lasciata in piena salute, (il termine salute viene qui usato in senso lato) che era proprio Licata, città descritta tra il Salso e i binari della stazione, cioè nel luogo che rinvia alla figura del padre capostazione e perciò al ricordo della famiglia unita nell’archetipo tradizionale della Sicilia antica: la madre ed il padre insieme coi figli, Rosa – che all’epoca aveva 15 anni – e gli altri due fratelli- Vincenzo ed Ettore- studenti.
Dopo non sarà più così. Perché quando nel settembre del 1923 i Quasimodo partirono da Licata alla volta di Siracusa l’unità familiare era già un ricordo – il poeta ed il fratello maggiore – ingegnere Vincenzo- avevano lasciato la Sicilia e Rosa che a Siracusa conobbe l’irrequieto Vittorini e lo sposò nel 1927- lo seguì prima a Gorizia e poi a Firenze, dove venne raggiunta dai genitori. La partenza da Licata costituisce quindi il momento della vera cesura dalla Sicilia e dai suoi valori. Tant’è che Rosa quando Vittorini incontrò Ginetta Varisco e se ne innamorò – evidentemente non più condizionata dall’imperante conformismo siciliano – si separò da lui. Lo stesso era successo al poeta che, innamoratosi della ballerina Maria Cumani, aveva lasciato la moglie Bice Donetti, per andare a convivere con costei.
Pertanto Licata costituisce il periodo mitico che precede lo strappo nel cielo di carta. Ecco perché quando il poeta compose la lirica pubblicata nel 1948 -avendo uno sguardo lungo sul passato e volendo recuperare il travaglio esistenziale dovuto allo sradicamento …non sono triste nel Nord: non sono in pace con me stesso…- non può che immaginare di trovarsi nella città dove passato e presente si uniscono nella sintesi dell’addio alla… dulcissima madre…che ringrazia per l’ironia che hai messo… sul mio labbro… e… m’ha salvato da pianti e da dolori…e alla Sicilia dell’ intoccabile infanzia …Ah, gentile morte, non toccare l’orologio in cucina…tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante…non toccare…il cuore dei vecchi… sapendo bene per averlo sperimentato che se aveva potuto dimenticare … il mare, …le cantilene dei carri lungo le strade dove il carrubo trema…per…i fiumi della Lombardia… l’uomo grida ovunque la sorte di una patria…( in Lamento per il Sud)”.
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