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Caltagirone: deposta una corona d’alloro per la giornata della memoria

Su iniziativa della Società calatina di storia patria, della sezione Anpi “Angelo Aliotta” di Caltagirone e dell’Amministrazione comunale, è stata celebrata anche quest’anno la “Giornata della Memoria” (proprio ieri ricorreva l’ottantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz), per rendere onore e memoria a tutte le vittime della Shoah e, in particolare, ai caltagironesi che persero la vita nei campi di concentramento. Deposta una corona d’alloro. Ecco il comunicato stampa:

“Coltivare la memoria per evitare che le atrocità della storia si ripetano.

Preceduti dalla presentazione dello storico Alfio Caruso in rappresentanza della Società calatina di storia patria (“Occorre tenere viva la memoria – ha detto Caruso -, però ricordare è importante ma non sufficiente: occorre una memoria operante”), davanti alla procuratrice della Repubblica presso il Tribunale di Caltagirone Rosanna Casabona, ai rappresentanti delle forze istituzionali, politiche, sociali e delle forze dell’ordine e a tanti studenti degli istituti superiori, in via Iudeca, l’antico quartiere ebraico, è intervenuto il sindaco Fabio Roccuzzo, che si detto soddisfatto della mobilitazione di associazioni e giovani “che affermano come Caltagirone sia una città democratica e antifascista e concorrono a creare una società fondata sulla pace, sulla multiculturalità e sulla tolleranza”.

E’ seguito l’intervento della presidente della sezione calatina dell’Anpi Giuliana Buzzone, che si è soffermata “sull’alto prezzo pagato dall’Italia con tanti deportati” e “sulla violenza feroce e punitiva dei nazisti nei confronti degli Italiani”. Lo studente del liceo classico “Secusio” Lorenzo Ialuna ha espresso “la speranza di costruire una società più equa e democratica”. Poi è stata la volta di Giuseppa Dottorello, figlia di Francesco, che fu deportato e morì a Mauthausen il 13 gennaio 1945. La donna ha raccontato le grandi sofferenze patite da lei e dalla madre nella vana attesa di un ritorno dell’uomo e riferito dell’impegno del proprio figlio, nipote della vittima, nella ricerca della verità. Toccante pure la testimonianza di don Enzo Mangano, il cui padre, dopo tanti stenti e difficoltà, riuscì a scappare e a fare ritorno a casa, ma morì a soli 51 anni”.

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