Politica
Acqua, nuove e pesanti critiche del coordinamento Titano ad Aica per la gestione
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Scritto da
Angelo Augusto
“E’ a tutti noto come la scelta del gestore in ATI, sia stata motivo di scontro, di discussione, di contrapposizione. A molti componenti dell’ Assemblea piaceva (e piace ancora) palesemente una SPA piuttosto che un’Azienda Speciale Consortile”.
Lo scrive in una nota il coordinamento di associazioni Titano.
“Le pressioni e le insistenze di natura sociale portarono l’assemblea a votare – aggiunge Titano – nel settembre del 2019, all’unanimità, per l’Azienda Speciale Consortile, di seguito chiamata AICA. Quest’ultima vede la luce, dopo 3 anni con estremo ritardo, il 9 luglio del 2021. Come atto propedeutico alla nascita della Consortile fu prodotto un Piano d’Ambito che, per come è stato congegnato, evidenziò da subito le premesse dell’insostenibilità finanziaria/gestionale di AICA. L’abbiamo denunciato per primi, ora se ne vedono i frutti. Il Piano economico finanziario, originariamente, prevedeva fondamentalmente tre macro voci di costo fisso che costituivano oltre il 90% del bilancio: il costo del personale (203 unità), il costo di acquisto della materia prima (poco più di 11 milioni di euro per l’acquisto dell’acqua da Siciliacque) e il costo dell’energia elettrica (circa 6,5 milioni di euro). Con un emendamento dell’ultimo momento, la Presidente dell’ATI, propone di votare per la sospensione del PEF così come poc’anzi descritto, fino a quando non saranno realizzati gli investimenti previsti (a data da destinarsi) e di lasciare immutate le condizioni esistenti, (322 dipendenti a libro paga, comprese tutte le altre voci)”.
“Il Piano d’ Ambito – aggiunge Titano – viene votato l’ultimo giorno utile, il 29 dicembre del 2020, senza la possibilità per i sindaci di conoscerlo bene visto che è un documento di quasi 280 pagine. In quel momento, votando quel piano in fretta e furia per non rischiare di perdere i finanziamenti previsti, si decretarono le future difficoltà gestionali di AICA, anche perché non si è mai pensato di ritoccare le tariffe a carico dei cittadini, ne si è mai esaminata la possibilità di trovare all’interno dell’Ambito altra acqua per acquistarne di meno da Siciliacque e abbassare i costi. Le evidenti difficoltà finanziarie di AICA si vorrebbero placare con il prestito da 10 ml da parte della Regione, ma se già adesso, con la riscossione delle bollette entrata a regime, AICA dimostra l’impossibilità di pagare gli stipendi ai lavoratori, le bollette dell’energia elettrica, le imprese dell’indotto, vuol dire che essa spende regolarmente più di ciò che incassa. Senza operare dei forti correttivi gestionali, che ad oggi non si vedono, come si vorrebbe ovviare a queste difficoltà?”.
“Con questo andazzo quanto potrebbero durare – scrive ancora Aica – i 10 milioni, ammesso che i Comuni siano tutti nelle condizioni di poter accedere al prestito, dato che le casse di molti di essi sono già in profondo rosso e non è chiaro quale sia l’impatto di un ulteriore prestito di questa portata? Chi ha pensato a questo tipo di prestito non sapeva già quali erano le condizioni delle casse di molti Comuni? E le conseguenze sulle tasche dei cittadini chiamati a rimborsare con le proprie bollette 2 milioni di Euro in più all’anno? E perché il trasferimento di reti, condotte e strutture del Tre Sorgenti è ancora nelle mani del Commissario e non nelle disponibilità di AICA, (valorizzazione annua dell’acqua del Tresorgenti pari a 1,2/1,4ml di euro)”.