“Come Consulta abbiamo più volte richiamato le responsabilità politiche della crisi del Servizio Idrico e di Aica, denunciando e documentando pubblicamente le inadempienze che hanno caratterizzato il gestore fin dalla sua nascita e, soprattutto, indicando i sindaci come i primi responsabili di una gestione inadeguata, ci siamo attirati le intemperanze di alcuni e la diffidenza di molti se non di tutti i sindaci”.
Lo scrive in una nota la Consulta di Aica.
“La cosa è comprensibile nei riguardi della Consulta, ma ciò che non si comprende – aggiunge l’organismo – è dove sia la politica locale oggi, vista la preoccupante crisi idrica da affrontare, la notizia della perdita di almeno 30 milioni di euro di finanziamenti a valere sui progetti REACT-EU e rifacimento rete idrica di Agrigento e la richiesta, da parte di AICA ai comuni soci, di ripagare i debiti del 2021/2022. Si direbbe che i cosiddetti “contestatori” hanno sempre avuto ragione a sollevare le questioni nodali del Servizio Idrico e, una volta di più, ascoltare le voci libere e disinteressate, competenti e indipendenti, avrebbe risparmiato ad AICA e ad ATI i disastri che ogni giorno si accumulano tristemente, e ai cittadini utenti avrebbe risparmiato un servizio largamente deludente”.
“I fatti hanno purtroppo la testa dura – aggiunge la Consulta di Aica – e a poco o nulla servono i periodici articoli autoassolutori o propagandistici provenienti da ATI o da AICA, come la promessa di installare 121 mila contatori entro giugno, salvo scoprire oggi che quel finanziamento è perduto e bisogna accendere un cero all’altare della Regione o al Ministrero per poter recuperare soldi e progetti. Se in ATI e in AICA avessero ascoltato i “contestatori” il processo di normalizzazione delle utenze, secondo un meccanismo previsto per legge, rimasto lettera morta, sarebbe già partito da un pezzo. Ma sappiamo che questo è un argomento tabù per certa politica, quindi il risultato è che tutto deve restare fermo e che chi paga già tanto dovrà pagare di più per coprire i privilegi di pochi. Aica continui pure a perdere soldi, purchè non si affronti la questione della tariffa forfettaria, purchè non si tocchino i consorzi Voltano e Tre Sorgenti, purchè non si mettà in comune tutta l’acqua dell’ambito come previsto per legge, purchè non diminuisca la dipendenza da Siciliacque, purchè non si riprenda il contrasto agli abusivi e ai furti d’acqua, purchè non si affronti la questione del personale e del merito, purchè non si risolva la questione dell’Ambito Unico e i criteri di partecipazione ai finanziamenti comunitari, purchè si continui ad aumentare la tariffa, tanto tutta la colpa è degli aumenti energetici, purchè non si tocchino gli interessi dei Comuni ancora indebitamente fuori dalla gestione di AICA”. “Se in ATI e in AICA avessero ascoltato i “contestatori” non saremmo arrivati – scrive ancora la Consula – al punto di dover chiedere ai Comuni (già in condizioni finanziarie disastrose) di sborsare altri soldi per ripianare i debiti di AICA del 2021 e 2022, debiti che saranno scaricati a cascata sui cittadini, ovviamente generati dalle questioni strutturali mai risolte e mai risolvibili, conoscendo il modus operandi della nostra politica, o peggio, aspettando “la maturazione dei tempi politici” invece che il rispetto dei tempi tecnico-normativi. Ci chiediamo se vi sia tra i Sindaci o tra i politici locali qualcuno in grado di prendersi carico con serietà della questione e di interpretare la voce dei cittadini che continuano a volere l’acqua pubblica, ma che non gradiscono affatto l’affronto di un servizio addirittura peggiore del precedente. Ci chiediamo se ci sia qualcuno in grado di fare autocritica e di affermare che in questi tre anni di gestione pubblica è stata adottata una strategia largamente fallimentare, dalla Consulta ampiamente documentata, che vi è urgenza di cambiare registro con la stessa compatezza con la quale oggi si evita di affrontare le grandi questioni strutturali che erodono giorno dopo giorno la sostenibilità economica del Gestore e la pazienza dei cittadini”.
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