Cronaca
“Abbandono e maltrattamento di animali”, un licatese di 40 anni finisce nei guai
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Scritto da
Angelo Augusto
Abbandono e maltrattamento di animali. Sono le accuse che gli agenti del commissariato di polizia di Licata, coordinati dal vice questore Cesare Castelli, rivolgono ad un quarantenne del luogo che è stato denunciato a piede libero.
“Nell’ambito dei servizi istituzionali, gli agenti del commissariato di polizia apprendevano – scrive la Questura di Agrigento – che all’interno di un magazzino sito in un quartiere periferico ed in uso all’uomo vi erano custoditi, in maniera precaria e non consona degli animali domestici. In particolare, si veniva a conoscenza che gli animali si sarebbero trovati all’interno del predetto immobile senza essere accuditi e alimentati quotidianamente dai proprietari”.
“Il personale del commissariato intervenuto, unitamente al personale veterinario del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria dell’A.S.P di Agrigento, effettuava – aggiunge la Questura – un tempestivo sopralluogo di polizia sui luoghi segnalati che permetteva di constatare la veridicità della notizia ed acclarare l’ipotesi delittuosa. Invero, all’interno di un piccolo magazzino, vi era la presenza di alcune gabbie all’interno delle quali vi erano rinchiusi furetti e cani, verosimilmente addestrati uso caccia. Gli agenti constatavano che gli animali si trovavano in “condizioni incompatibili con la loro natura, tali da arrecare loro gravi sofferenze”. Infatti, dalla valutazione dei veterinari intervenuti, si accertava che le gabbie non avevano dimensioni idonee a soddisfare le caratteristiche etologiche degli animali ed erano prive di quegli “arricchimenti ambientali” volte a ricrearne l’habitat”.
“Inoltre – scrive ancora la Questura di Agrigento – all’interno delle gabbie si trovava anche un cane che non risultava di proprietà dell’uomo e che, da approfonditi accertamenti, risultava essersi allontanato nel settembre del 2019 dal legittimo proprietario che ne aveva denunciato l’allontanamento dal luogo ove lo custodiva. Il cane, pertanto, veniva tempestivamente riconsegnato al reale proprietario. Al termine delle attività, il personale operante ha proceduto al sequestro sanitario preventivo degli animali finalizzato alla interruzione delle condizioni di incompatibilità cui erano sottoposti”.