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Emergenza idrica, il Cartello Sociale: “Occorre fare presto e bene”

“Fare presto e bene”. E’ questo l’appello che dal Cartello Sociale di Agrigento arriva alle istituzioni, per affrontare la crisi idrica.

Ecco il testo integrale della nota diffusa dal Cartello Sociale, a firma di don Mario Sorce, Alfonso Buscemi, Paolo Ottaviano e Gero Acquisto.

“Nella riunione del 14/08 nell’ex aula consiliare provinciale ci aspettava di sentire quali misure si sarebbero prese da parte di tutti quelli che possono e devono amministrare e affrontare la gravissima crisi idrica e invece si assiste a un pesante gioco di scarica barile che neanche i sindaci si aspettavano:

Le sprezzanti parole con le quali il responsabile regionale della Protezione Civile ha bacchettato i sindaci e in particolare il sindaco di Agrigento hanno finalmente provocato quella reazione che i cittadini aspettavano da tempo, facendo prendere le distanze a Micciche’ da quei condizionamenti politici che stavano per strangolarlo e che hanno messo in ginocchio la città.

Se poi l’ing. Cocina ha ritenuto di recitare il de profundis nei confronti di AICA questo appare molto singolare tenuto conto che i vertici sono stati scelti dalla stessa maggioranza politica che governa regione e comune di Agrigento. Non si sa se le temperature elevate di questa torrida estate spingono verso forme di outing, tuttavia in controluce appare chiara una manifestazione di sfiducia nei confronti dei vertici di AICA più che nei confronti della società pubblica di gestione del servizio idrico. Basterebbe fare pagare i comuni inadempienti e liberare le risorse ancora in capo alla regione per rilanciare AICA attraverso l’ assunzione di alcuni tecnici esperti per supportare un management adeguato ad affrontare le odierne emergenze.

Ma vediamo cosa significa affondare il consiglio di amministrazione di una società pubblica che gestisce il servizio idrico. Una decisione che può sembrare drastica e, in molti casi, potrebbe essere necessaria una valutazione più approfondita. 

Analisi della Situazione: Prima di tutto, è importante condurre un’analisi dettagliata della situazione finanziaria e operativa dell’azienda. Quali sono le principali cause delle difficoltà? Ci sono problemi di gestione, mancanza di fondi, inefficienza operativa o altre problematiche?

Riforma del Management: Se il CDA è realmente inefficace una revisione della governance potrebbe essere necessaria. Ciò potrebbe includere la sostituzione di tutti i membri del CDA con figure professionali qualificate e con esperienza specifica nel settore.

Intervento degli Enti Regolatori: Essendo una società pubblica, è necessario che l’ Ente regolatore supervisioni le sue operazioni. Un intervento per stabilire una guida potrebbe aiutare a ristabilire la fiducia.

Coinvolgimento delle Parti Interessate: Coinvolgere le parti interessate, come i dipendenti, i sindacati, i cittadini e i rappresentanti locali, può fornire una prospettiva più ampia sulle soluzioni possibili e creare un consenso sul piano di risanamento.

Piano di Ristrutturazione: Sviluppare un piano di ristrutturazione aziendale che possa includere la riduzione dei costi, la rinegoziazione dei debiti, l’ottimizzazione delle risorse, e la ricerca di nuove fonti di finanziamento.

Trasparenza e Comunicazione: Mantenere una comunicazione trasparente con il pubblico e tutte le parti interessate è cruciale per assicurare la fiducia e il supporto nelle misure adottate per salvare la società.

Audit Esterni: L’implementazione di audit esterni indipendenti può essere utile per identificare le inefficienze, migliorare la trasparenza e proporre soluzioni basate su evidenze.

Se, dopo aver seguito queste misure, il CDA si dimostra ancora un ostacolo, allora potrebbero essere necessarie azioni più radicali, come la rimozione dei membri del CDA. Tuttavia, è sempre consigliabile agire con prudenza e assicurarsi che ogni mossa sia giustificata e legale. C’è un principio che parte dalla Dottrina Sociale della Chiesa ma è anche un principio acclarato da tutte le democrazie: il principio di sussidiarietà, il quale dice che “laddove l’organismo più piccolo non ce la può fare da solo, interviene l’intermedio o il maggiore (tradotto significa: laddove i comuni da soli sono impossibilitati- perché non hanno né mezzi nè strumenti idonei interviene la Regione e se necessario il Governo centrale) per aiutare i cittadini a soddisfare i loro bisogni primari. Questo non è tempo di farsi la guerra ma di collaborare tutti e assicurare l’acqua alla popolazione che è stremata”.

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