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Angelo Biondi

Politica

Biondi al sindaco Balsamo: “Rivolgersi al prefetto per censurare le critiche è inaudito”

Non si ferma più lo “scontro” tra maggioranza e opposizione a Licata. L’ultimo, in ordine di tempo, ad intervenire è stato Angelo Biondi di Forza Italia.

Ecco la nota, integrale, che ha diffuso, e con la quale si rivolge al sindaco Angelo Balsamo.

“Sig. Sindaco Balsamo,

mi duole constatare che lei continua imperterrito nella sua opera di mistificazione di fatti e circostanze. Fermo restando l’assoluta condanna a ogni forma incivile, volgare o violenta di protesta o dissenso per cui, se attraverso i social o altro mezzo ha subito minacce, ingiurie e/o offese, le esprimo tutta la mia solidarietà e vicinanza. Tutto il resto, mi permetta di farle osservare, rientra nel pieno diritto di libera critica da parte di cittadini, partiti, consiglieri comunali, ex assessori e ex sindaci, verso un’azione politica ritenuta eccessiva e vessatoria da un lato, carente o da minimo sindacale dall’altra. È lei che, dal giorno dopo la sua elezione, sobilla i cittadini, dividendo la città tra buoni e cattivi, e raccontando la fake news, che se il cittadino comune paga una tari così alta, la colpa e delle attività commerciali che non l’hanno mai pagata. La tari a Licata è la più alta d’Italia perché serve a coprire un costo di un servizio che aumenta in modo abnorme di anno, in anno senza alcun freno o spiegazione. Costo che viene ripartito proporzionalmente tra tutte le utenze domestiche e non domestiche presenti nel registro comunale dei contribuenti. Costo che per il 2024 è aumentata di un altro 1.500.000,00 di euro e che per il 2025 aumenterà ancora. Tornando alle attività commerciali, a fronte di quelle imprese che per vari motivi (importo esagerato del tributo, mancato avviso di pagamento, impossibilità economica, ecc…) ci sono quelle che hanno puntualmente pagato quanto formalmente comunicato con apposita lettera dell’ufficio tributi. Se modifiche o importi in aumento venivano richiesti, il nostro suggerimento era quello di avviare un proficuo e collaborativo dialogo con detti contribuenti per trovare le giuste soluzioni. Lei ha, invece, preferito dotarsi di un regolamento (poteva non farlo così come hanno scelto tanti altri Comuni) che prevede la chiusura delle attività commerciali, unico sostentamento delle persone che ivi lavorano. Sono scelte e lei, al posto di intraprendere un percorso di dialogo e di concertazione, ha scelto di adottare il deterrente della chiusura al fine di riscuotere un tributo nella quasi totalità dei casi insostenibile. Le faccio (come lei ama fare) un esempio: prendiamo un’attività di ristorazione alla quale viene richiesto di pagare 35.000,00 euro annui di sola Tari (per chi non lo sa i ristoranti pagano 28,00 euro al metro quadro di tributo spazzatura), cifra a cui si aggiungono in media 20.000,00 euro per il fitto dei locali, se a ciò sommiamo il costo (mostruoso) della bolletta energetica, dell’acqua, del canone fognario e del gas, ed ancora di Irpef, Ilor, Inps, Inail, stipendi e contributi al personale, acquisto materie prime e merci varie, canoe tv e altri balzelli vari, risulta evidente che solo chi, in questa città, non ha mai fatto impresa può supporre che in tali condizioni un’attività commerciale possa sopravvivere. Chi, dopo averla votata, ha preso le distanze da queste sue opinabili scelte amministrative, tra cui il sottoscritto, non lo ha fatto perché “accecato da chissà quali aspettative o interessi personali”. Chi scrive non ha mai fatto richieste di ruoli amministrativi, incarichi o particolari prebende, non di meno sarei stato lieto (a titolo totalmente GRATUITO) di mettere a disposizione la mia esperienza politica ed amministrativa per un’azione condivisa e concertata di governo della città. Un’azione che mettesse in primo piano le priorità e le reali emergenze di questa città. Se c’è qualcuno che deve provare vergogna è chi ha carpito il consenso di quei cittadini che pensavano di iniziare un nuovo modo di gestire la cosa pubblica, basato sul ragionamento e sul confronto costruttivo e democratico, senza più i veleni del passato. Riguardo agli esercenti che hanno scritto invocando l’aiuto del prefetto, ricordo al sindaco che non si tratta di abusivi, ma di attività d’asporto con tanto di licenza che erano state a suo tempo autorizzate ad occupare il suolo pubblico e che hanno pagato il richiesto canone per l’intero anno solare, ma che poi, a seguito di un nuovo regolamento che tra l’altro prevedeva la proroga di 18 mesi per tutte le attività recentemente autorizzate, sono state sanzionate e chiuse. Né io, né altri oggetto della sua indignata presa di posizione, ha mai difeso gli abusivi e gli evasori (gli evasori sono quelli che non risultano nei registri dei contribuenti, non certo i morosi a cui si può chiedere il pagamento secondo la legge e le procedure della riscossione ordinaria). Da ex sindaco so perfettamente che le leggi vanno rispettate e fatte rispettare, ma nel caso dei due regolamenti oggetto della disputa, parliamo di norme non tassative, ma oggetto della discrezionalità dei singoli enti locali, prova ne sia che non tutti i comuni li hanno adottati. Sulla possibilità poi di concedere il suolo pubblico alle attività artigianali di vicinato c’è addirittura una circolare del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE 87473/2017) che specifica come il consumo sul posto è una possibilità concessa alle attività economiche diverse dalle somministrazioni. Offrire ai propri clienti il consumo immediato dei cibi acquistati in laboratori di produzione di pizze e pane, negozi di generi alimentari, pasticcerie, rosticcerie, kebabbari che, pur rassomigliando agli esercizi di somministrazione, ma che formalmente sono imprese di natura diversa, quali, appunto, esercizi di vicinato e/o laboratori è una modalità consentita e va disciplinata con specifici regolamenti comunali. Regioni come Lombardia e Toscana in proposito hanno emanato delle proprie norme che ne consentono la possibilità. Governare comporta anche accettare le critiche di chi propone soluzioni, ai problemi della nostra comunità, diversi dalle sue. È ordinaria dialettica politica, frutto di una visione diversa di amministrare la città. Invocare da parte sua l’intervento del prefetto per censurare le osservazioni e le critiche di chi non lo applaude e non lo incensa per il suo grande lavoro (che mi creda rientra nell’alveo di una mediocre ordinaria amministrazione) è un fatto inaudito. Naturalmente è altra cosa se finalizzato ad ottenere le giuste tutele dello stato in caso di minacce o atti di intimidazione che mettono in pericolo la propria incolumità”.

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