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Pippo Romano

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“Quelli della B”: carisma, sicurezza, personalità, Pippo Romano è “Il capitano”

Ci sono giocatori che fanno una squadra, più di altri. Insieme ad altri certamente. Ma sono un qualcosa che va oltre.

Accade in ogni gruppo, non solo nel calcio. Il leader è unico, è trascinatore, è capace di infondere sicurezza anche quando sarebbe difficile farlo, lavora per tutti prendendosi responsabilità. E’ il carisma che incide. E’ la personalità nei momenti che contano di un campionato o di una gara, un rigore all’ultimo minuto, un passaggio filtrante che può cambiare le sorti di partita e campionato, uno stop ed una conclusione in porta con la freddezza di chi sa farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.

E’ Giuseppe Romano, per molti Pino per tanti altri  e pure per gli appassionati Pippo Romano. E’ il capitano. Capacità realizzativa da nove, piede da dieci: un nove e mezzo per l’appunto. Sintesi perfetta di un gentiluomo con la fascia al braccio, i gradi incisi sul campo. Oggi è l’allenatore del Licata, a fine anni ottanta ne è stato il simbolo con le scarpette ed i pantaloncini, in coppia con La Rosa fu il sogno di una città alla ribalta nazionale per quel pallone che rotolava di felicità in una comunità fiera della propria squadra di calcio.

I ricordi di quegli anni per Pippo Romano sono raccontati con la gioia di chi ha scelto Licata per vivere, metter su famiglia ed oggi sedersi in panchina.

Arriva nel 1983 e rimane per cinque stagioni tra C2 e serie B, due promozioni con quella in cadetteria come apice naturalmente ed un record ad oggi imbattuto: è il calciatore con il maggior numero di presenze tra i professionisti con la maglia del Licata calcio. Gioca solo il primo anno in B per poi essere ceduto insieme ai compagni Consagra e Giacomarro alla Triestina. La voglia di arrivare è la caratteristica sua e del gruppo intero che rappresenta come trascinatore, motivatore e uomo spogliatoio. Fame di gran calcio, ambizione di categorie importanti, pochi fronzoli, serietà e lavoro. Con Zeman prima e Cerantola dopo.

“I miei anni da calciatore a Licata sono straordinari, sono arrivato nell’83 insieme ad altri ragazzi della primavera del Palermo, volevo fare cose importanti, giocare in categorie che contavano e con il grande lavoro di gruppo, con Zeman e Cerantola, ci siamo riusciti, personalmente con due promozioni. Da capitano mi assumevo responsabilità, ero un punto di riferimento nello spogliatoio ed in campo. Un nove e mezzo si, potrei definirmi come tale. Ero tecnico, un giocatore francamente capace, in grado di far segnare e segnare anche reti pesanti”.

Nell’anno della promozione in serie B per Romano, la svolta è rappresentata dalla partita contro la Casertana:

“ Vincemmo con la Casertana, fu un segnale, da lì iniziò un cammino incredibile nel quale fummo protagonisti di un qualcosa di unico, culminato con la promozione in B”.

Buona parte di quella stagione, col “Liotta” non ancora pronto, fu giocata sulla terra battuta del “Saporito” alla quale molte squadre avversarie non erano abituate ma il Licata, anche al debutto sul prato del “Dino Liotta”, dimostrò di essere pronto al grande ed inaspettato salto.

“Certamente il campo del Villaggio dei Fiori ci aiutò all’inizio perché  era come una deroga, un’eccezione giocare lì, molte squadre ospiti non erano abituate, facevano fatica ma noi dimostrammo comunque anche al Liotta di essere forti battendo compagini blasonate come Nocerina, Cagliari e Frosinone, in particolare ricordo la prima partita nel nuovo impianto contro il Campobasso, vittoria 2-0 con una mia rete, furono novanta minuti significativi verso la festa finale”.

Oggi Romano è ancora al “Dino Liotta”, quest’anno in realtà al “Saraceno” di Ravanusa a causa di una ristrutturazione dello storico impianto licatese. E’ l’allenatore della squadra in serie D, dalla parte opposta dove tutto o molto è differente rispetto a quando giochi, col senso di solitudine che pervade in uomo su cui ricade sempre un peso enorme, il più grande: “Fare l’allenatore è stressante, sei un uomo solo che deve gestire un gruppo, all’interno ognuno ha la sua personalità e sono ragazzi, non è semplice ma con la passione e la determinazione si riesce. Da giocatore ho avuto la carriera che meritavo, tutti alla fine hanno ciò che meritano, non sono qui a dire che potevo fare questo o quello, sono contento. Ed anche da allenatore sono contento”. Pippo Romano potrebbe essere il tecnico capitano prima e allenatore del Licata  dopo, tra i professionisti: “Certo sarebbe bello, ma indipendentemente  da me, l’auspicio è che il Licata possa avere un grande futuro, è una piazza straordinaria con una grande tifoseria”.

Della squadra attuale, Minacori per il tecnico è la sorpresa: “E’ migliorato tanto, ha fatto passi importanti come calciatore e come realizzatore”.

Vincenzo Montana

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