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Madrice di Palma

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“Emigrazione di qualità” e amore per la Sicilia. Domani sera a Palma l’incontro “Terra Mia”

Si intitola “Terra Mia” l’incontro che l’Associazione Culturale “Arianna”, presieduta da Gero Lo Sardo, ha organizzato per le 18 di domani, 28 luglio 2023, a Palma di Montechiaro, in via Fiorentino 54, di fronte al municipio.

Il sottotitolo dell’evento spiega bene di cosa si tratta: “Incontro tra generazioni che vivono in terre più o meno lontane, hanno conservato l’amore verso la nostra amata terra di Sicilia e la nostra città, Palma di Montechiaro”.

Si parlerà di emigrazione, di “emigrazione di qualità”, di cervelli in fuga, dell’esperienza di siciliani e palmesi che vivono nel nord Italia o all’estero, ma qui tornano sempre.

Interverranno: il sindaco di Palma di Montechiaro, Stefano Castellino; Raffaele Marchetti, professore in Relazioni Internazionali alla Luiss Guido Carli; Salvatore Milanese, socio fondatore di Pantalica Partners, in Brasile; Paolo Picone, socio fondatore dell’associazione Culturale Arianna; Rosario Bongiorno, funzionario di banca, proprietario delle guest house Villa Corbera Palmaris; Santino Cammalleri, docente di Lingua Italiana all’estero; l’onorevole Fabio Porta, deputato alla Camera, circoscrizione Sud America. Modera i lavori il giornalista Angelo Augusto, direttore del periodico “Il Peso Specifico”. Seguirà il dibattito.

Gero Lo Sardo, organizzatore dell’evento e coordinatore di redazione de “Il Peso Specifico”, ha diffuso una nota per illustrare la genesi della manifestazione. Eccolo:

“Qualcuno si è chiesto come mai, tra le diverse tematiche che investono la nostra Palma di Montechiaro, io abbia scelto di parlare di emigrazione e in modo particolare di “emigrazione di qualità”, ma la risposta non può essere che ampia e da osservare a 360 gradi. Chi sia l’emigrato e perché vada via ce lo siamo chiesti tante volte, ma non c’è una risposta univoca, perché tutti quelli che vanno via hanno sempre un motivo diverso da chi resta. La storia ci insegna che le migrazioni, nella loro forma più generale, sono causate da fattori economici, salari più alti o maggiori possibilità di lavoro oppure da fattori sociali, come una migliore qualità della vita o di studio.

Come ho avuto modo di scrivere nell’ultimo numero de “Il Peso Specifico”, un fattore da non trascurare è sicuramente quello ambientale. Qualcuno può pensare che per “ambientale” io faccia riferimento ai cambiamenti climatici, certamente essi incidono ma non in maniera assoluta, perché con questo termine si intendono anche fenomeni sociali, contenuti o collettivi, come le guerre, le mafie, la difficoltà nel trovare un proprio spazio e, in generale, tutti quei fattori che non fanno stare bene gli abitanti di un territorio e non gli permettono di sbocciare per come, in condizioni differenti e più favorevoli, farebbero.

Questa mia premessa mira a cercare di comprendere come il fenomeno dell’emigrazione assuma caratteristiche complesse e diverse per ogni individuo e ogni situazione; caratteristiche che cercheremo di mettere a fuoco durante l’evento di giorno 28, parlando con i protagonisti e con chi questi fenomeni li analizza e ne riesce a dare una comprensibile ed utile interpretazione, non solo attraverso studi, ma tramite esperienze dirette di vita vissuta.

A questo punto il titolo scelto, “Terra Mia”, fornisce una guida, una sorta di vademecum che si rivolga a tutti quelli che vanno via e comunque conservano un legame forte con la terra natia, la amano e sono legati con un cordone che, nonostante i tanti anni trascorsi in un paese lontano, non riesce ad essere tagliato. Quanti emigrati di seconda o di terza generazione ritornano a vedere i luoghi dei lori avi e, sovente, capita che si innamorino di questi luoghi e decidano di investire comprando ville o addirittura costruendone di nuove, investendo in attività che mirino ad esaltare le qualità indiscutibili ed uniche dei nostri luoghi e riuscendo spesso a vedere, forse grazie a quella lontananza purtroppo necessaria, un potenziale che noi non riusciamo a vedere e al quale non siamo capaci di dare valore.

Oggi si parla molto di economia culturale di ritorno, che sicuramente potrebbe portare benefici alla comunità di partenza e diventare volano di una nuova fase di sviluppo, cosa di cui il nostro territorio ha tanto bisogno. Servirebbe una presa di coscienza collettiva, sociale e soprattutto istituzionale, che faccia comprendere la fondamentale importanza che c’è nello sfruttare, sempre con discernimento e rispetto del territorio, le indubbie qualità che questa terra nostra conserva ed è disposta ad offrirci. Ecco perché è importante parlarne, soprattutto con le nuove generazioni e fare in modo che, chi vive lontano possa volgere lo sguardo verso di noi, ma anche chi pensa di non riuscire a costruire qualcosa, senza necessariamente andare via, comprenda che questa terra è ricca di risorse e bellezze. Per troppo tempo la scarsa conoscenza e i pochi incentivi hanno fanno sì che venisse maltrattata e trascurata e in certe occasioni distrutta, fisicamente e intellettualmente ed è giusto capire, oggi più che mai, che sia necessario darle ciò che merita e imparare, con il lavoro ed il rispetto, a valorizzarne ogni aspetto”.

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