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Polizia stradale

Cronaca

“Sequestro di persona e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, fermato un nigeriano

La Squadra Mobile di Agrigento, guidata dal vice questore Giovanni Minardi, ha fermato, come indiziato di delitto, un cittadino nigeriano indagato, con altre persone, per “associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di gravi delitti quali omicidio, tortura, tratta, violenza sessuale,  sequestra di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

“In particolare, le  dichiarazioni rese da numerosi  migranti  giunti  a  Lampedusa  nei mesi di aprile e  maggio  del  2023,  unitamente  alle  attività. di polizia  giudiziaria, hanno consentito; di delineare  un grave quadro indiziario,  relativo  alla sussistenza di una pericolosissima associazione criminale  – scrive la Questura di Agrigento – transnazionale,  della  quale  l’indagato sarebbe componente, operante  sulla   rotta  del  Mediterraneo Centrale (dal1a  Libia, come Paese  di  transito dei  flussi migratori centroafricani,  alle coste  italiane). I migranti hanno riferito di gravissime ed efferate condotte poste in essere e subite all’interno di un campo di detenzione sito in Libia, ove tutti i soggetti sequestrati sarebbero stati sottoposti a reiterate torture, vessazioni psicologiche, fisiche e sessuali ed a condizioni di vita disumane e mortificanti”.

“I1 provvedimento  di fermo di indiziato di delitto e stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento (quale giudice del luogo di esecuzione) che ha applicato la misura cautelare – aggiunge la Questura -della  custodia in carcere nei confronti dell’indagato, successivamente rinnovata dal competente Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Palermo. E’ doveroso rilevare che l’odierno destinatario della misura cautelare è, allo stato, solamente indiziato di delitto, seppur gravemente, e che la sua posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo  a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in  ossequio al   principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza”.

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