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Don Tommaso Pace

Attualità

I sacerdoti di Licata ai candidati sindaco: “Recuperare il senso della legalità e il decoro urbano”

Dai sacerdoti di Licata arriva, a poco più di una settimana dal voto per le Elezioni Amministrative, un appello ai candidati sindaco.

Pubblichiamo integralmente la nota diffusa da don Tommaso Pace, vicario foraneo del clero licatese.

“Come pastori, alla luce dell’ascolto quotidiano della gente che il Signore, per tramite del vescovo, ha voluto affidare al nostro ministero, sentiamo di rivolgerci a voi per condividere qualche riflessione e porgervi un invito in vista del bene comune dell’intera Città di Licata. Nel momento in cui vi scriviamo abbiamo presente l’immenso valore della dignità della persona umana. Il santo padre Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica Redemptor hominis, al n. 10, afferma che alla luce di Cristo Redentore l’uomo ha la possibilità di comprendere il suo valore come creatura di Dio e come destinataria del suo amore che lo porta a dare suo Figlio per la nostra salvezza. San Giovanni Paolo II, nel medesimo numero, scrive: La Chiesa, che non cessa di contemplare l’insieme del mistero di Cristo, sa con tutta la certezza della fede, che la Redenzione, avvenuta per mezzo della croce, ha ridato definitivamente all’uomo la dignità ed il senso della sua esistenza nel mondo […]. La Redenzione si è compiuta nel mistero pasquale, che attraverso la croce e la morte conduce alla risurrezione. Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche è di dirigere lo sguardo dell’uomo, di indirizzare la coscienza e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo […]. Contemporaneamente, si tocca anche la più profonda sfera dell’uomo, la sfera – intendiamo – dei cuori umani, delle coscienze umane e delle vicende umane. La dignità della persona umana è, per così dire, un “terreno” comune di dialogo tra coloro che credono e coloro che non credono. Tutti, credenti e non, abbiamo a cuore il vero bene della persona. È dalla prospettiva di questa dignità che vi chiediamo una seria considerazione di alcuni ambiti, anch’essi toccati dal mistero della divina Redenzione. Tutti abbiamo diritto di vivere in un ambiente sicuro, pulito, accogliente e funzionale. Pertanto ciò ci porta a invocare l’urgente ristabilimento della cultura della legalità, del decoro urbano, della fruizione dei beni culturali e dei servizi comunali essenziali. Tutti, i poveri specialmente, hanno diritto di essere accolti e ascoltati, trattati con delicatezza e cura. Invochiamo attenzione alle fasce deboli della Città. Ci sono anziani soli e abbandonati a sé stessi, ci sono famiglie schiacciate dalla malattia e contemporaneamente dall’indigenza economica, ci sono giovani delusi e feriti, i cui sacrifici, anziché portarli ad una realizzazione umana e professionale, sono svaniti nel nulla dinnanzi alla carenza occupazionale e alla non valorizzazione delle risorse. C’è un ospedale che merita di essere riqualificato e potenziato e non di essere chiuso. Nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa, al n. 164, troviamo delle splendide indicazioni circa il bene comune. Il documento afferma che Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezza di senso. Secondo una prima e vasta accezione, per bene comune s’intende «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente». Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l’agire morale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l’agire sociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il bene comune, infatti, può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale. È chiaro che tutti siamo responsabili della crescita del bene comune, ma alla realtà politica compete una grande responsabilità. È tempo che ognuno, per la sua parte, sia consapevole delle proprie competenze e responsabilità e le viva. È tempo di dialogare, di condividere le proprie specificità, di costruire insieme una società più umana, più cristiana, più giusta, più vera e più bella. Invitiamo, fraternamente, ogni candidato ad esaminare le reali motivazioni del suo “mettersi in gioco”, esortandolo a guardarsi dentro e a guardare questo nostro territorio e questo nostro popolo che invocano un tempo di risurrezione e di crescita. Alla luce della Pasqua di Cristo e del Dono del suo Spirito di Amore, Spirito vivificante, vi invitiamo a scegliere unicamente la via del servizio e non della visibilità, la via dell’operosità e non della vuota verbosità, la via della giustizia e non dell’approssimazione, la via della luce e non delle tenebre. Invitiamo tutti i credenti ad unirsi nella comune invocazione dello Spirito Santo, perché illumini e orienti le coscienze degli elettori in vista del vero bene di ciascuno e di tutti. Cordialmente vi salutiamo, invocando su tutti la benedizione del Signore della vita”.

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