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Giovanni Chianta

Politica

I produttori: “Il nuovo sindaco nomini un tecnico come assessore all’Agricoltura”

“Il nuovo sindaco indichi un tecnico come assessore all’Agricoltura”.

A chiederlo sono i produttori agricoli licatesi rappresentati dal gruppo “Coltivazione in serra, tunnel e campo aperto”.

Per conto di questi agricoltori parla il portavoce, Giovanni Chianta, che ha diffuso un documento che contiene una sorta di “piattaforma programmatica” per “salvare” il comparto in città.

“Partiamo da una premessa: nessuna amministrazione locale – scrie Chianta – può avere il potere di “salvare” gli agricoltori, ma certamente può affossarli ancora di più. Tutto parte dall’Ue e secondariamente dai governi nazionali. Le amministrazioni hanno un margine di azione limitato, ma quel margine rappresenta linfa vitale per agricoltori e città. Qui si chiede un sindaco che capisca che se dovesse “chiudere” l’agricoltura licatese, chiuderebbe anche la citta ed un assessore  all’agricoltura che sia un “tecnico” del settore. Chiediamo troppo? Se non dovessimo più accontentarci capiremmo che, tra addetti e famiglie, possiamo scegliere chi sarà il nuovo sindaco”.

Secondo i produttori agricoli licatesi “servono un sindaco ed un assessore all’agricoltura competenti, perché questo è il settore trainante che potrebbe favorire tutti gli altri e di conseguenza la città”.

“Questo è il programma – aggiunge Chianta – “Nuove Radici per Licata”:

1- Portare l’acqua nei campi.

È inammissibile che non ci sia acqua nei campi e che si affidi l’approvvigionamento idrico “alla speranza”. Non si può morire di sete in un mare di acqua. È un percorso che è già iniziato tramite un consorzio di produttori ma serve l’aiuto di Regione e amministrazione locale per aiutarci nella realizzazione delle condotte che portino l’acqua, che già c’è, nei nostri campi.

2- Fondare un’associazione di agricoltori. Ci servirà per avere la forza di contare nelle sedi dove conta “pesare” il proprio potere contrattuale. Senza una rappresentanza non esistiamo.

3-Creare OP anche a Licata. L’unione fa la forza. Non si può esistere e resistere sui mercati con piccole imprese agricole. Bisogna favorire l’aggregazione di produttori per avere la capacità di vendere i nostri prodotti in tutta Europa senza inutili e dispendiosi passaggi di filiera.

4-Creare marchi IGP, Dop, Doc

Produciamo prodotti straordinari ma non riusciamo a valorizzarli. Il marketing è fondamentale per piazzare bene e meglio i propri prodotti. Oltre al pomodorino buttiglieddru, già presidio Slowfood e presto con ampio sbocco in GDO, servono operazioni simili su altri prodotti. Il carciofo spinoso, il melone cantalupo di Licata, zucchino, peperone. Valorizzazione di ecotipi locali a campo aperto.

5-Organizzare e partecipare a fiere ed eventi.

Per il comparto conta partecipare alle grandi fiere di Berlino e Madrid dove ci sono i veri compratori. Ma qui, ed è un altro discorso, possiamo creare eventi per valorizzare i nostri prodotti. La fiera di maggio, ad esempio, potrebbe essere occasione per creare un evento nell’evento con stand sia per aziende agricole che fornitrici. Un ritorno alle origini grazie ad un concetto di fiera davvero inerente al territorio.

6- Aprire un ufficio informazioni sui fondi PNRR destinati alle attività agricole. Sono gli unici fondi davvero spendibili sul territorio con un ritorno economico in termini di tecnologia ed innovazione che, tradotto, vuol dire rendere più competitive le nostre attività.

7-Manutenzione del territorio. Sia gli agricoltori che le amministrazioni devono impegnarsi per mantenere il territorio pulito. Per questo, tra le tante cose, l’amministrazione potrebbe sottoscrivere protocolli d’Intesa con società di smaltimento per il ritiro dei rifiuti speciali e non. Come il polistirolo. È sufficiente che il Comune destini un’area di conferimento.

8- Nuovo mercato ortofrutticolo.

Oltre ad aprirlo bisogna farlo funzionare. Serve innanzitutto un piano di gestione ed una società che gestisca la struttura. Questa struttura è insostenibile economicamente se mantenuta unicamente da commercializzazione locale. La suddetta società privata di gestione potrebbe farlo funzionare creando posti di lavoro ed indotto. Tutto dovrebbe avvenire in scienza e coscienza tutelando gli attuali commissionari e la stessa città: gestione pubblico-privata con maggioranza del 51% a favore dell’amministrazione.

“Questa una sintesi, c’è molto altro. Siamo disponibili al confronto con i candidati alle prossime amministrative”.

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