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Madonna di Trapani

Storie

Un dipinto della Madonna, un naufragio ed i Cavalieri di Malta: dopo 400 anni torna d’attualità una storia dimenticata

C’è una bella storia che ha raccontato oggi la pagina Facebook dell’Ufficio stampa del Comune di Licata. Riguarda i Cavalieri di Malta ed un dipinto custodito nel santuario patronale di Sant’Angelo.

Il quadro è del 1623, rappresenta la Madonna di Trapani ed è stato dipinto dal pittore licatese Giovanni Portaluni.

“Sulla spiaggia di Licata, il 13 novembre del 1644, verso l’ora del vespro, fu soccorso – si legge nel post – un battello turco con a bordo 130 cavalieri di Malta. Giorni prima, i cavalieri, nei pressi dell’Isola di Rodi, si erano imbattuti in un galeone turco e dopo aver vinto lo scontro navale riuscirono a mettersi in salvo su un battello preso ai nemici, naufragando a Licata. I 130 cavalieri, dopo essere stati tratti in salvo, secondo le misure di prevenzione vigenti nel 1644 per il contrasto alla diffusione della peste, furono tutti posti in quarantena. Furono rinchiusi sotto stretta sorveglianza in un magazzino di Piano della Fontana e le armi che avevano al seguito furono invece poste in un magazzino a poca distanza, al quale però furono murati tutti gli ingressi”.

Ed ecco come continua la storia: “I Giurati (amministratori) della Città di Licata, Don Antonio Mugnos, Don Giovan Battista Avila, Pietro di Accolla e Don Geronimo Di Caro sottoposero a interrogatorio i cavalieri, frate Francesco de Villeverdille e frate Paolo di Auboson la Feusiada, rispettivamente capitano e luogotenente dell’Ordine di Malta. I cavalieri dichiararono, sotto giuramento, di esser rimasti in balia delle onde per quattro giorni sul battello prelevato ai nemici e di aver fatto solenne giuramento, in caso di salvezza, di fare “voto” all’immagine della Madonna più venerata nel luogo di sbarco. Terminata la quarantena, i 130 cavalieri di Malta deliberarono “votarsi” all’ immagine della Madonna di Trapani venerata nella chiesa del Patrono di Licata, Sant’Angelo Martire carmelitano”.

“A distanza di quasi quattro secoli, il dipinto dai vivaci colori, nel quale oltre alle croci di Malta, spicca un bel pendente con incastonato un corallo lavorato dalle sapienti maestranze trapanesi, fa bella mostra di sé – conclude l’Ufficio stampa del Comune –  all’interno della chiesa di Sant’Angelo. Restaurato recentemente dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, è stato attribuito al genio artistico del licatese Giovanni Portaluni, anch’egli cavaliere dell’Ordine di Malta che lo realizzò vent’anni prima del naufragio, tra il 1623 e il 1625”.

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