Storie
Torture? Agli inizi del ‘600 a Licata erano ancora ammesse. La “scoperta” del Fondo librario antico
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Scritto da
Angelo Augusto
All’inizio del 1600 a Licata, governata dagli spagnoli, erano ancora ammesse le torture. D’altro canto siamo in pieno ‘600 e questo “strumento” era lecito, e veniva utilizzato soprattutto nei confronti di ladri e banditi, ma anche per i prigionieri.
La conferma arriva da atti “scoperti” dall’equipe di ricerca del Fondo librario antico, guidata da Angelo Mazzerbo, “spulciando” tra i “tesori” che si trovano nei volumi custoditi al primo piano della scuola media “Gaetano De Pasquali”.
“Vi presentiamo – si legge in un post del Fondo librario antico su Facebook – dei mandati di pagamento tratti dai registri del tesoriere dell’Universitas di Licata con particolare riferimento agli anni 1616 – 1617 – 1618 – 1619. I documenti riguardano gli strumenti di tortura presenti a Licata agli inizi del XVII secolo”.
I pagamenti sono relativi all’acquisto, a cura dell’Universitas di Licata (l’odierno Comune), di strumenti di tortura. In un caso, datato 15 dicembre 1616, inoltre, si legge che “Tarì 10 sono stati pagati al corriere della Regia Corte per aver portato l’ordine di Sua Eccellenza che conferiva la potestà al Capitano (di Giustizia) della città di Licata di poter torturare”. Un’altra pagina del volume è relativa al “pagamento (Onze 3) del 17 Luglio 1617, per l’acquisto di una trave per la torre del Quartiere (della Milizia, oggi piano Quartiere) per la tortura dove si è soliti torturare”.
Ed ancora: “pagamento (Onze 3, tarì 3 e grani 10) del 1618, per collocare una trave al Castel Nuovo per la tortura”.
L’ultima immagine pubblicata dal Fondo librario antico riguarda il “pagamento (Onza 1 e tarì 12) del 25 Gennaio 1619, per l’acquisto di un Laccio (forse cappio) di tortura per la Porta Grande (porta principale della città che si trovava nei pressi dell’odierno Palazzo Navarra vicino al palazzo di Città)”.
(Foto Fondo librario antico Fb)