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Giuseppina Incorvaia scrive a Sciarratta: “Il museo archeologico versa nel degrado, perchè?”
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Scritto da
Redazione
Giuseppina Incorvaia, docente licatese e rappresentante nazionale dell’associazione Toponomastica Femminile (che nei giorni scorsi è stata tra le organizzatrici di mostra e convegno sulle Madri Costituenti nel chiostro della Badia) ha scritto una lettera a Roberto Sciarratta, direttore del Parco Archeologico Valle dei Templi, per denunciare “le condizioni di degrado in cui versa il museo archeologico di Licata”.
La lettera è stata inviata per conoscenza anche al presidente del consiglio del Parco, al sindaco ed all’assessore comunale ai Beni Culturali.
Ecco la lettera che ha scritto Giuseppina Incorvaia:
“Stimatissimo Dott. Roberto Sciarratta, a scriverLe è Giuseppina Incorvaia, una cittadina stanca di assistere impotente ma non rassegnata ad un lento e inesauribile degrado della propria città, potenziale luogo di attrazione turistica, diventata però un contenitore di criticità, in parte nuove e in parte aggravate dalle congiunture economiche sfavorevoli, dove ogni giorno le persone di buona volontà devono fare i conti con un allarmante dissesto nei servizi elargiti (dove esistono), con mille carenze e difficoltà e dove sembra essere caduto impietoso il velo della rassegnazione di chi ci governa.
Faccio parte di alcune locali associazioni che giornalmente si spendono nel promuovere iniziative per il rilancio culturale e sociale del territorio e trovo sempre l’amministrazione comunale disponibile e aperta al dialogo, ma puntualmente alle prese con mille difficoltà che inibiscono la voglia di potenziare quella vocazione culturale e turistica – a cui solo pochi cittadini ancora credono – che nella nostra città sembra non trovare la necessaria corrispondenza nei servizi, che sono assenti o mal funzionanti.
Eppure, non mancano le opportunità perché Licata possa ritagliarsi un proprio spazio vitale nel campo turistico e in tale direzione è innegabile quanto siano importanti strutture proprio come il Museo civico archeologico della Badia, un patrimonio storico-culturale di grande rilievo, della cui gestione, valorizzazione e promozione è responsabile il Parco archeologico Valle dei Templi, di cui Lei è direttore.
Ho avuto modo recentemente di visitarlo spesso e ho potuto constatare, con mio grande dispiacere, un degrado che trovo veramente indecoroso per una struttura così bella, ricca di reperti archeologici di valore e che, proprio per la sua funzione, dovrebbe partecipare alla formazione dell’identità culturale dei cittadini, educare la comunità ed offrire ai turisti la possibilità di conoscere e apprezzare il luogo dove si trovano, la sua storia, la sua anima. Ebbene, oggi il museo di Licata versa in un deplorevole stato di abbandono.
- All’esterno:
la pavimentazione del porticato, dove credo da anni non si intervenga con una pulizia straordinaria, è ricoperta da uno strato di polvere “antica” che ha cambiato l’originario e bellissimo colore del cotto;
ovunque, ma soprattutto in corrispondenza di qualche sporgenza che consente la posa dei colombi (fauna fastidiosa e diffusa ovunque, ma su cui si può agire con mille tipologie di soluzioni), sono depositati gli escrementi che lì rimangono per molto tempo;
i reperti litici, le statue delle quattro virtù cardinali, la Madonna del Soccorso, compresi i supporti, e altri reperti allocati in varie parti del porticato, recano tracce “antiche” di escrementi di uccelli depositati da non si sa quanto tempo e che nessuno toglie perché, sostengono i custodi, non si possono toccare né pulire. Converrà con me nella considerazione che la sporcizia depositata su queste opere di immenso valore non solo ne compromette la conservazione, ma ne muta l’aspetto e la leggibilità. Occorre un intervento di pulizia ordinaria, straordinaria e conservativa che preservi queste opere dallo scempio indecoroso a cui sono sottoposte (sono beni di grande valore archeologico e storico, che altre città custodirebbero con la dovuta perizia);
le bacheche poste all’ingresso della struttura museale, con i bellissimi reperti ceramici ivi custoditi , comprese le vetrate(sulla cui pulizia, affermano i custodi, solo saltuariamente intervengono i pochi addetti per mancanza di tempo), sono ricoperti da uno strato di polvere indecoroso, che non offre certo un bel biglietto da visita né del museo né della città.
- All’interno:
le bacheche recano evidenti segni di ABBANDONO per mancanza di interventi di pulizia, anche ordinaria, sia sulle mensole interne, dove un ammasso di polvere, anch’essa “vecchia” di non so quanto tempo, si è ormai depositata nelle pieghe e nella struttura degli oggetti preziosi che vi sono conservati sia sui tettucci che necessitano veramente di un immediato intervento
i Digital Signage, collocati in due delle sale per un’informazione digitale moderna e veloce, oltre che pieni di polvere, per cui toccarli è già fastidioso, non funzionano da non so quanto tempo, a testimonianza dell’abbandono e dell’incuria i cui versa la struttura;
la pavimentazione, originariamente molto scura, è imbiancata dalla polvere;
le vetrate e le inferriate delle finestre sono ormai opacizzate per la polvere che le ricopre da tempo;
le porte/vetrate e le inferriate, che mettono in comunicazione le sale tra loro e con l’esterno, sono piene di polvere ormai insinuata negli angoli perché da anni non si puliscono;
i supporti didattici dei reperti di tutte le sei sale sono coperti da uno strato di polvere, che in controluce è ben visibile anche ad un occhio distratto.
Ho raccolto io stessa le lamentele di turisti delusi per tanto degrado e meravigliati del silenzio di chi ci amministra e, soprattutto, del Parco archeologico Valle dei Templi che ha la responsabilità della gestione dell’intera struttura. Mi chiedo – non senza un’affettuosa invidia – perché il Museo Archeologico di Agrigento, che dipende dallo stesso Ente, debba fruire di maggiori attenzioni, tanto che visitarlo è un piacere e la pulizia c’è e si vede. Non crede, stimatissimo Direttore Sciarratta, che la stessa cura e la medesima attenzione meriti il nostro Museo di Licata?
Per quanto riguarda la pulizia dell’interno delle bacheche e dei reperti “intoccabili” se non da mani esperte, da quanto tempo non interviene il personale specializzato appositamente inviato dal Parco? Il personale del museo, Lei sa bene e meglio di me, non può accedervi.
Non so a cosa attribuire, invece, il degrado della rimanente struttura, se al poco tempo di cui dispongono gli addetti alla pulizia o al loro numero inadeguato o alla mancanza di attrezzatura idonea a tenere pulita una struttura così grande. In quest’ultimo caso, diventa indispensabile dotare il personale di ciò che la varietà infinità di attrezzi per la pulizia offre, dai saponi, alle spazzole, ai tubi per pulire gli esterni con l’acqua, alle macchine elettriche che spazzano, lavano e asciugano pavimenti interni ed esterni di grande estensione.
In ogni caso, Dott. Sciarratta, ciò che serve al decoro del nostro museo non è soltanto una pulizia straordinaria (quella occorre ora e subito!) ma una pulizia ordinaria organizzata, continua e controllata.
Non credo si debba chiedere anche al sindaco di Licata di valutare con attenzione se e in che termini l’Amministrazione comunale possa attivare interventi specifici, in considerazione del fatto che, comunque, il museo archeologico ricade nella nostra città, poiché la manutenzione della struttura dipende in toto dal Parco archeologico Valle dei Templi, che purtroppo non le dedica la giusta attenzione. Un fatto, però, è certo: nulla si è fatto e nulla si sta facendo per cercare di concretizzare un’inversione di tendenza, mentre si assiste anche all’inesauribile confermarsi di una politica culturale che poco si interessa del patrimonio artistico cittadino, una riserva di capolavori che non sono in grado di veicolare grandi flussi turistici nella città.
Mi permetto pure di portare alla sua attenzione, dott. Sciarratta, il progetto di apertura della pinacoteca. Lei stesso ha dichiarato in un’intervista a Scrivo libero del 7 gennaio 2022: Abbiamo finanziato il completamento di alcuni lavori al Castello di Licata e la realizzazione della pinacoteca all’interno del museo della Badia. Grazie ad un finanziamento di 100 mila euro offriremo questa opportunità di visita ai turisti che avranno la possibilità di recarsi a Licata. A Marzo e ad Aprile di quest’anno, in un’altra intervista a Qui Licata, assieme al sindaco, avete dichiarato che la pinacoteca sarebbe stata aperta a breve, che nel chiostro Sant’Angelo avrebbero avuto luogo il riallestimento del “Museo del Mare”, l’ampliamento e l’unificazione dell’attuale collezione con la vecchia collezione subacquea conservata nei magazzini del Museo Archeologico della Badia e la creazione di aule multimediali e didattiche. Che fine ha fatto il progetto? Come cittadina mi auguro che, se e quando tutto ciò sarà realizzato, non venga abbandonato all’incuria e al degrado.
Infine, mi rivolgo al sindaco a cui questa lettera è indirizzata per conoscenza: perché il Comune non acquisisce e spende i tanti finanziamenti emanati a livello nazionale ed europeo per restaurare importanti reperti archeologici e monumentali delle città? Licata ne possiede tantissimi che andrebbero restaurati e recuperati e, se è vero che priorità assoluta di una comunità è dare lavoro ai giovani, perché allora, sig. sindaco, non trasformare le opere di restauro e recupero in occasioni per creare lavoro duraturo all’interno e all’intorno dei complessi monumentali? In tal modo, oltre alla valenza culturale del nostro patrimonio archeologico, storico-monumentale e paesaggistico, potremmo esaltare anche quella economica.
Licata ha sete di rinascita e i suoi cittadini sono stanchi di assistere alla lenta agonia dei suoi straordinari valori materiali ed immateriali. Vorrei che fosse chiaro, sia agli Enti preposti alla cura di alcuni beni presenti nella città che ai nostri amministratori, che, perché Licata possa ritornare grande e riappropriarsi della sua dignità, occorrono una nuova e illuminata visione delle strategie e delle azioni da intraprendere e idee chiare sugli obiettivi da raggiungere e su come raggiungerli.
Certa della condivisione di queste mie riflessioni da parte dei destinatari e fiduciosa in un cortese e positivo riscontro, colgo l’occasione per porgere distinti saluti”.
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