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L'ospedale San Giacomo d'Altopasso

Politica

Ospedale a rischio chiusura, esposto della commissione consiliare a prefetto e magistratura

I componenti la commissione consiliare Sanità del Comune hanno indirizzato un esposto al prefetto di Agrigento ed ai magistrati della Procura della Repubblica di Agrigento per denunciare tutto ciò che non va al San Giacomo d’Altopasso, ribadendo che “se le cose non cambieranno l’ospedale è destinato alla chiusura”.

A firmare l’esposto sono: Jenna Ortega, Domenico Sambito, Vera Lauria, Martina Farruggio, Gabriella Di Franco, Angelo Curella, Anna Triglia e Giovanni Morello.

Ecco il testo integrale dell’esposto:

“Con la presente,  i  componenti della Commissione Sanità del Comune di Licata, vogliono denunciare la grave situazione venutasi a creare nel presidio ospedaliero del “ San Giacomo D’Altopasso” ; Fanno presente che il presidio ospedaliero è da sempre  punto di riferimento per diversi comuni della provincia di Agrigento ( Palma di Montechiaro, Ravanusa, Campobello di Licata) che con la popolazione di Licata è al servizio  di miglia di cittadini. Da diverso tempo si assiste ad un ingiustificato depotenziamento nei vari reparti che risultano carenti di figure essenziali per garantire un diritto costituzionalmente tutelato qual è quello alla salute.

Più in particolare Le criticità maggiori sono rappresentate da:

Anestesia e Rianimazione:

● In servizio 2 dirigenti medici su 8 previsti in pianta organica con Routinario superamento delle 10 Pronte disponibilità mensili

● Effettuazione della pronta disponibilità pomeridiana feriale non prevista dal Contratto Collettivo

● Per 3 mattine ogni settimana è presente in servizio un solo Anestesista Rianimatore. Ciò comporta un elevato rischio di lasciare il P.O. sguarnito di Anestesista Rianimatore nel caso fosse impegnato ad effettuare un trasferimento di un paziente critico verso un altro P.O. Siciliano

● La maggior parte delle pronte disponibilità vengono effettuate da dirigenti medici del presidio di Agrigento che è situato a 47 km di distanza. A causa di queste distanze è impossibile arrivare entro mezz’ora dalla chiamata in pronta disponibilità nonostante si tratti di un’urgenza rianimatoria.

● Effettuazione routinaria di oltre 48 ore lavorative settimanali calcolate nella media di 6 mesi in violazione della legge 66/2003

● Frequente mancanza del giorno di riposo settimanale

Cardiologia:

● due medici in servizio (6 previsti dalla pianta organica) di cui un responsabile e nessun Direttore; ogni turno è generalmente garantito al massimo da un medico in guardia attiva, ma alcuni turni (notturni o festivi) rimangono scoperti e garantiti solamente in pronta disponibilità sostitutiva. Pertanto il paziente che accede al PS o che da ricoverato o in sala operatoria necessita di consulenza cardiologica urgente, se è fortunato, trova il cardiologo in servizio, in caso contrario riceverà assistenza cardiologica dopo almeno 20 minuti, qualora si attivi la pronta disponibilità, ovvero dopo 40 minuti qualora si trasferisca presso altro Ospedale (il tutto per malattie tempo-dipendenti!). Ma l’assenza del cardiologo dall’Ospedale è inoltre possibile anche durante i turni diurni, poiché lo stesso può essere impegnato in un trasferimento urgente o programmato verso l’UTIC-Emodinamica di altro nosocomio, per l’esecuzione di esami e/o interventi terapeutici invasivi non differibili, ovvero che completano l’iter diagnostico cardiologico dei degenti e manca la pronta disponibilità integrativa.

● Presenti in servizio 6 infermieri turnisti su 8, poiché una unità non possiede le idoneità per turnare su tre turni e un’altra è in infortunio di lunga durata.

Chirurgia:

● Un Direttore FF e tre medici (5+1 previsti dalla pianta organica) in servizio. Uno dei tre medici si occupa del servizio di endoscopia, non potendo partecipare all’attività di sala operatoria e alla copertura della Pronta Disponibilità. Nel pomeriggio l’attività infermieristica in degenza è garantita da un solo infermiere in turno.

Medicina :

● 5 medici (4+1) con un organico che ne prevede 7 (6+1)

● Notevole carenza infermieristica (1 infermiere e 1 OSS a turno con 18 posti letto costantemente

occupati, e provenienti nel passato anche dalla rianimazione di Agrigento e dalla Medicina covid di Agrigento per dare manforte nel periodo della pandemia)

Ortopedia:

● un Direttore FF e due Dirigenti Medici (6 + 1 previsti dalla pianta organica); la Pronta disponibilità e la sala operatoria sono garantite da due soli medici poiché il terzo non ha l’idoneità richiesta. Questo comporta fino a 25 reperibilità al mese per ciascun Medico.

● Mancano inoltre 3 dei 5 OSS previsti e un infermiere professionale, per cui l’attività assistenziale spesso si riduce pericolosamente.

● Mancata copertura pomeridiana della Sala Gessi.

Ostetricia/Ginecologia:

● In servizio tre Dirigenti medici (8 previsti in pianta organica). Il punto nascite, la sala operatoria, gli ambulatori e la degenza sono gestite in guardia attiva con il supporto aggiuntivo di un dirigente medico in pronta Disponibilità.

Pronto Soccorso:

● In atto sono in servizio 5 Dirigenti medici + 1 Direttore ff (9+1 in pianta organica) con due infermieri a turno che devono garantire il Triage (previsto autonomo), due sale mediche e la saletta dei codici rossi. Nonostante non sia prevista l’astanteria, ma la sola osservazione breve, i due infermieri in turno dovrebbero gestire in media una decina di pazienti tra quelli in osservazione e quelli in attesa di esito di tampone molecolare per poter essere ricoverati nei reparti.

● Manca il servizio di sicurezza all’ingresso e il personale si deve occupare anche del contenimento dei parenti e degli accompagnatori, nonché della gestione delle situazioni di ordine pubblico in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine.

Inoltre si evidenzia un’assenza di comunicazione tra la dirigenza dell’asp provinciale e vari reparti del P.O. Di Licata. In particolare gli operatori sanitari dello stesso lamentano l’assenza dei medici di Agrigento messi in turno nei reparti del P.O. Di Licata, assenza che non viene comunicata è giustificata in tempo utile, lasciando scoperti i reparti.

Se a queste carenze non viene trovata immediata soluzione il destino del P.O. è  segnato: la chiusura. Questo comporterà  dei disagi per le comunità  interessate  che dovranno  affrontare diversi chilometri per raggiungere gli altri presidio ospedalieri. Senza immaginare cosa possa accadere per le urgenze.

Atteso quanto sopra con la presente si chiede alle autorità  in indirizzo di cogliere il grido d’aiuto e la denuncia chiedendo di intervenire affinché possa essere ristabilito il regolare funzionamento del locale nosocomio  per consentire l’erogazione dei servizi sanitari in tal modo garantendo il diritto alla salute delle comunità interessate”.

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