Politica
Rifiuti radioattivi, Agnello e Curella: “La Sicilia ha già dato troppo in tema di danni ambientali”
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Scritto da
Angelo Augusto
“La Sicilia ha già dato troppo in tema di danni ambientali. Si comprende la necessità di creare un deposito nazionale unico per lo stoccaggio delle scorie ma il territorio regionale non è idoneo”.
Lo sostengono Decimo Agnello ed Angelo Curella, a proposito dei siti individuati in Sicilia per depositare rifiuti radioattivi.
“Al tal proposito abbiamo già investito il parlamentare regionale del PD, on. Michele Catanzaro, e gli organi del nostro partito – aggiungono Agnello e Curella – affinché affrontino a Roma, dove il PD annovera importanti esponenti siciliani che occupano ruoli di primo piano, e siamo fiduciosi di una imminente azione in tal senso. Invitiamo tutti i rappresentanti politici di ogni colore e grado ad assumere iniziative ed azioni che garantiscano equità e giustizia al territorio siciliano e al suo popolo, mettendo da parte distinzioni e contrapposizioni, dando esempio di maturità istituzionale. Siamo convinti che oggi sia l’unica strada percorribile per tracciare il rilancio della nostra terra”.
Agnello e Curella hanno ricostruito la vicenda.
“Nel 2015 la Sogin ha presentato – scrivono – all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale(ISPRA) la Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari e annesso parco tecnologico. Tra queste aree il MISE ha giudicato idonei quattro siti che ricadono sul territorio della Regione Sicilia: Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana e Butera. Prendendo spunto dalla “GUIDA TECNICA N. 29 del 2014 pubblicato dall’ISPRA – Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività”, emerge che alcuni criteri sono stati disattesi, e nel particolare:
– punto CE2 – aree contrassegnate da sismicità elevata (Petralia Sottana, Trapani e Calatafimi Segesta);
– punto CE6 altitudine maggiore di 700 mt s.l.m. (Petralia Sottana 1.000 mt);
– punto CA1 – presenza di manifestazioni vulcaniche secondarie (Trapani);
– punto CA11 – produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico (Butera)”.
“Appare subito evidente – aggiungono Agnello e Curella – che le aree di Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula e Petralia Sottana sono ad alto rischio sismico (zona 2) pertanto non idonee. Sul territorio di Butera invece vi sono importanti insediamenti agricoli, che interessano anche aree limitrofe, oltre ad essere una delle zone più pregiate dal punto di vista paesaggistico, turistico e agricolo; un territorio che tutela la biodiversità siciliana ormai da secoli, possiede la DOC per l’uva da vino ed ha in itinere il riconoscimento per l IGP della pesca. Appare del tutto evidente che le aree siciliane scelte sono del tutto inidonee, che la loro inclusione tra questi siti sia il risultato di una valutazione superficiale e approssimativa e che la Sogin ed il Mise non hanno rispettato i criteri di scelta”.
Decimo Agnello ed Angelo Curella concludono sostenendo che “la Sicilia ha già dato troppo in tema di danni ambientali. Si comprende la necessità di creare un deposito nazionale unico per lo stoccaggio delle scorie ma il territorio regionale non è idoneo. Alla luce di queste considerazioni chiederemo e combatteremo con forza che il piano CNAPI della Sogin venga rivisto e che il sito di Butera venga ritenuto non idoneo ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi al pari degli altri siti Siciliani”.