Politica
Acqua, il coordinamento Titano: “Perdite dal 50 all’80 per cento, agire in maniera unitaria”
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Scritto da
Angelo Augusto
“Il tempo scorre più dell’acqua nell’ambito di Agrigento. Il traguardo di fine anno si avvicina inesorabile e solo arrivandoci preparati potremo dire di aver iniziato la razionalizzazione del Servizio Idrico nella nostra provincia”.
Lo sostiene il Coordinamento Titano.
“Come si legge nel decreto 590 del 9 settembre, l’invio di un commissario regionale all’ATI ha essenzialmente – aggiunge Titano – due obiettivi da raggiungere: la definizione del piano d’ambito, nonchè del piano economico finanziario, e la costituzione della nuova azienda consortile pubblica per tutti i 43 comuni dell’Ambito (salvo il riconoscimento di gestioni autonome effettivamente rispondenti ai requisiti previsti dall’art.147 comma 2bis). Così facendo, ottenere l’accesso a quei trecento milioni (300 milioni) di euro di fondi stanziati dal Ministero per il periodo 2021-2027. Fondi vitali per il riassetto e la riparazione delle condotte idriche e fognarie (oggi le perdite vanno dal 50 all’80%!) e per l’efficientamento dei depuratori (quasi tutti in infrazione). L’occasione è irrinunciabile per chi subisce sulla propria pelle da anni i disservizi di un sistema idrico inefficiente, eppure permangono sacche di resistenza tra quelle comunità che nel tempo hanno mantenuto le gestioni autonome (senza averne i requisiti di legge), illuse dai propri amministratori che questo stato di cose potesse protrarsi a tempo indeterminato”.
“Oggi che i nodi vengono al pettine, alcune comunità, tenute all’oscuro dell’assetto normativo che regola il servizio idrico, vorrebbero chiamarsi fuori – si legge ancora nel documento di Titano – dalla costituzione del consorzio pubblico ritenendo che esso non possa garantire un miglioramento del futuro servizio idrico, preferendo quindi lasciare le cose come stanno. Questa posizione è insostenibile dal punto di vista giuridico e pericolosa dal punto di vista sociale ed ambientale. Prima di tutto la condizione posta dal Ministero per ottenere i fondi di cui sopra è la costituzione dell’Ambito unico e del gestore unico come previsto per legge. Pensano forse i piccoli-medi Comuni di poterne fare a meno e di far fronte ai numerosi adempimenti legislativi in materia di rifacimento reti, assetto fognario e depurativo con le sole finanze comunali? Basta chiedere agli stessi amministratori di quei comuni per ricevere un secco NO. Le finanze Comunali non bastano, salvo che non si voglia permanere nell’illegalità più sfacciata, con tutte le conseguenze del caso”.
“Inoltre – aggiunge il coordinamento – la tariffa pagata dai cittadini, per legge, deve coprire tutti i segmenti del servizio, quindi la captazione, la distribuzione, la manutenzione, lo smaltimento dei reflui e dei fanghi da depurazione. I cittadini di questi Comuni, i quali pagano ancora in molti casi a forfait, chiedano ai loro amministratori che cosa copre realmente la tariffa che pagano. Si sentiranno rispondere che in molti casi la tariffa non copre neanche il costo dell’approvvigionamento idrico. Si aggiunga che, per ogni utenza, il solo costo in bolletta dello smaltimento dei fanghi da depurazione pesa per una quota di circa 80 euro. Chiedano inoltre i cittadini di quei comuni quanto sia efficiente il depuratore del loro paese, quante tonnellate di fanghi vengono estratti in rapporto alla popolazione e quanti correttamente smaltiti. In qualche caso si sentiranno rispondere che non esistono neanche i registri dove appuntare le quantità di fanghi estratti. I Sindaci di questi comuni sono responsabili della salute pubblica dei loro cittadini, pensano forse che la cosa non li riguardi? E’ chiara la portata dei danni economici, ma soprattutto ambientali e sulla salute pubblica che si sta provocando nel ritardare il riordino del SII secondo normativa?”.
“E’ vitale per tutti – si conclude la nota – che vi sia un cambio di mentalità (osteggiato per troppo tempo dalla stessa ATI e da tutti i sindaci) che abbracci gli interessi dell’intero Ambito e si smetta di guardare solo al proprio campanile. Non è stata casuale la scelta di batterci perché si arrivasse a deliberare l’azienda consortile pubblica per la gestione del SII dopo la nefasta stagione della privatizzazione. Essa, infatti, è un ente di diritto pubblico, i consorziati sono i comuni stessi. Da ente pubblico è soggetto al pareggio di bilancio così da impedire speculazioni e profitti sull’acqua. Gli eventuali utili dovranno necessariamente essere investiti nell’efficientamento del servizio. I bilanci del consorzio sono sottoposti al controllo della Corte dei Conti e approvati dai consigli comunali dei comuni consorziati. E’ previsto un organismo all’interno del consorzio, formato dai cittadini e dalle associazioni, che ne controlli l’operato. Dulcis in fundo, l’adesione di tutti i comuni dell’ambito al consorzio pubblico consentirebbe di mettere davvero in comune le ingenti risorse idriche presenti nel nostro territorio e, riducendo lo spreco d’acqua, rendereci finalmente INDIPENDENTI DALL’APPROVIGIONAMENTO IDRICO DA SICILIACQUE che ci rivende la nostra acqua a 70 cent/mc. con conseguente abbassamento drastico delle tariffe. Poche storie quindi, sull’acqua nessuno si salva da solo!”.