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La volante della polizia

Cronaca

A Gela l’operazione antimafia “Stella Cadente”, tra le persone arrestate c’è anche un licatese

Sono 35 le persone arrestate dalla polizia, la notte scorsa, nell’ambito dell’operazione antimafia “Stella Cadente”. I provvedimenti sono stati firmati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta, mentre il blitz della polizia è stato coordinato dalla Dda nissena.

L’ordinanza è stata eseguita dagli agenti dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, dalla Squadra mobile di Caltanissetta e dal commissariato di Gela, con l’ausilio del reparto Prevenzione crimine e di unità cinofile di Palermo e Catania e delle Squadre mobili di Catania, Siracusa, Chieti, L’Aquila, Brescia e Cosenza.

Tra gli arrestati c’è anche un licatese, Giuseppe Vella di 66 anni, palermitano d’origine ma da tempo residente a Licata.

Ventotto sono le persone finite in carcere, 7 agli arresti domiciliari.

Per il licatese Vella, il Gip del Tribunale di Caltanissetta ha disposto gli arresti domiciliari.

“L’indagine denominata “Stella Cadente” dimostra l’esistenza e operatività – scrive la Questura di Caltanissetta – dell’associazione mafiosa della Stidda nel territorio di Gela, associazione armata di spiccata pericolosità sociale. Emblematiche in questo senso risultano le intercettazioni in cui Di Giacomo Vincenzo affermava che, qualora si fosse profilata l’ipotesi di fronteggiare il clan rivale di Cosa Nostra, la Stidda poteva disporre di “500 leoni”, ossia di 500 uomini armati che avrebbero potuto scatenare l’ennesima guerra di mafia.

Secondo la Questura nissena “l’indagine ha avuto inizio nel 2014. La Stidda capeggiata da Di Giacomo Bruno si è resa responsabile – si legge nel comunicato stampa – di una seriale attività estorsiva avvenuta attraverso il metodo dell’imposizione dei prodotti per la ristorazione e alimentari a numerosi commercianti gelesi che erano costretti ad acquistare beni, talvolta a prezzi maggiorati e in altre occasioni in quantità maggiori rispetto al loro volere, per il solo fatto che erano commercializzati dal capo mafia. Le indagini hanno consentito di fotografare, con particolare evidenza, l’ala violenta del clan, ricostruendo plurime condotte estorsive poste in essere ai danni di commercianti e imprenditori, anche avvalendosi di seriali atti di attentati incendiario diretti ai commercianti riottosi o poco propensi a sottomettersi al loro volere; alcuni di questi stessi imprenditori hanno trovato il coraggio di denunciare le estorsioni subite presso gli uffici di polizia grazie al sostegno del presidente dell’associazione antiracket di Gela, Renzo Caponetti”.

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