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Angelo Rinascente

Attualità

Canile municipale, interviene Rinascente: “La questione va affrontata in maniera diversa”

Angelo Rinascente, presidente dell’associazione “I Delfini” che fino a qualche mese fa ha gestito il canile municipale, interviene sulla struttura, rispondendo ad una nota con la quale l’amministrazione comunale, ieri, ha replicato ad un’interrogazione del Movimento 5 Stelle.

“La mancanza di corrente elettrica provoca certamente – scrive Rinascente – un problema di carattere igienico sanitario, sia per la presenza di carcasse all’interno del congelatore che subiscono un decongelamento e sprigionano gas e diossine, sia perché ci sono farmaci che vanno tenuti all’interno del frigo. Non basta alimentare di energia la struttura per qualche ora attraverso un generatore di corrente. Parlo di grande confusione, semplicemente perché “il cambio di ubicazione del rifugio ricovero con il rifugio sanitario..”, sostenuto dall’amministrazione, non incrementa il numero di box o i posti ma facilità solo un aspetto tecnico e logistico, a meno che non si faccia un intervento radicale delle gabbie, si diminuisca il numero del canile sanitario e si aumenti di qualche posto il canile rifugio”.

“E ancora – aggiunge Rinascente – l’area autorizzata quale ricovero per i cani, che non possono essere reimmessi sul territorio, c’era già prima e non è diversa da quella già citata, anzi è la stessa per cui invece si sostiene di effettuare un cambio come se fossero due aree rifugio. A meno che non si sia utilizzata una parte del canile sanitario, ma anche in quel caso le gabbie avrebbero dovute essere adeguate alla normativa. Facciamo maggiore chiarezza. L’area sanitaria in questione può ospitare circa 45 cani e l’area rifugio, già autorizzata, ne può ospitare 10. Naturalmente le misure delle gabbie sono diverse a seconda se trattasi di canile sanitario o canile rifugio. Per cui spostare l’area rifugio su una parte dell’area sanitaria significa intervenire sulla struttura delle gabbie ed adeguarle ai parametri stabiliti dalla legge 15/2000 e successive modifiche e decreti. Altresì questo comporterebbe una diminuzione dell’area sanitaria a vantaggio di quella rifugio. La stessa cosa al contrario, e cioè avremmo un aumento dell’area sanitaria e un decremento dell’area rifugio. Nulla cambia o poco, e in tutto questo dovranno essere utilizzate risorse umane e finanziarie”. 

“La “lotta” al randagismo – conclude il presidente de “I Delfini” – si fa con una programmazione seria e non può prescindere da 5 fattori determinanti: 1) sensibilizzare e informare l’opinione pubblica; 2) contrastare gli abbandoni; 3) incentivare le sterilizzazioni dei privati; 4) Effettuare controlli a tappeto sui cani d’affezione; 5) ampliare e realizzare canili idonei e funzionali. A questi andrebbe inserita la istituzionalizzazione di una banca dati del DNA (utopia). Di tutto questo, che poi è il fulcro centrale su cui verte la lotta al “fenomeno” randagismo, l’amministrazione non ne fa cenno alcuno. Contestualmente tutto il circuito comincerebbe ad essere funzionale e tutti gli altri aspetti necessari. Come ad esempio la sterilizzazione dei cani randagi, le adozioni, le collaborazioni con le associazioni animaliste ecc. Tutto il resto è solo un palliativo sociale che può essere propinato a chi non conosce la materia ma non può essere una soluzione reale per chi la materia la conosce nella sua sostanza”.

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