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Il tribunale di Agrigento

Cronaca

Operazione antimafia “Assedio”, interrogati i 7 indagati: in 5 non hanno risposto al giudice

Davanti al gip Stefano Zammuto, in Tribunale ad Agrigento, hanno avuto luogo stamani gli interrogatori dei 6 licatesi e del campobellese sottoposti a fermo di indiziato di delitto nell’ambito dell’operazione antimafia “Assedio”.

Cinque dei sette indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato. Gli unici a rispondere sono stati l’ex consigliere comunale Giuseppe Scozzari (la lettera di dimissioni è stata protocollata dal suo avvocato alle 14.30 al Comune) e Giuseppe Spiteri. Rispondendo alle domande del gip, Scozzari ha inteso chiarire alcuni aspetti della vicenda ed ha presentato delle produzioni documentali. L’ex consigliere comunale avrebbe respinto le accuse, sostenendo di avere con Angelo Occhipinti solo rapporti di natura familiare: “Occhipinti è l’ex suocero di mio cognato Raimondo Semprevivo”.

Raimondo Semprevivo, un altro degli indagati, che è accusato di estorsione, ha rilasciato delle spontanee dichiarazioni, per precisare che i rapporti con Angelo Occhipinti sono da inquadrare in una sfera familiare e non associativa. Il legale di Semprevivo, l’avvocato Angela Porcello, ha chiesto che il fermo non venga convalidato e l’affievolimento della misura cautelare, dato che Semprevivo è incensurato e risulta avere un lavoro stabile. 

Il collegio difensivo è costituito dagli avvocati Angela Porcello, Angelo Balsamo, Luca Cianferoni e Antonio Ragusa. 

Ora spetterà al gip Stefano Zammuto decidere se convalidare, o meno, i fermi di indiziati di delitto.

 

“Noi donne e uomini del circolo PD di Licata “Raimondo Saverino” esprimiamo viva preoccupazione per lo spaccato di diffusa illegalità che sembra emergere nell’ambito dell’inchiesta “Assedio”.

E’ scritto in una nota diffusa dal Partito Democratico nella tarda mattinata di oggi.

“Licata non può essere territorio – scrive il Pd – sotto il controllo della mafia, che interviene nella mediazione dei rapporti sociali, punta al controllo della sanità e indirizzerebbe il consenso elettorale. Una rete che funge da cappa sulla città con cui spesso si convive piuttosto che denunciare. Esprimiamo il nostro plauso e sostegno alla magistratura e alle forze dell’ordine, augurandoci che le prove raccolte servano a debellare il sistema mafioso in atto. Auspichiamo anche che si faccia chiarezza sulle posizioni che oggi appaiono opache, non amando la gogna e credendo nell’efficacia del sistema giudiziario a garanzia di tutti”.

“Riaffermiamo che la politica e la crescita di una comunità – aggiunge il Pd – non si può basare su compromessi con ambienti malavitosi o anche semplicemente su percorsi sospesi tra il lecito e l’illecito. Se i fatti fossero confermati occorrerebbe interrogarsi sulla raccolta del consenso. E’ necessario saper dire dei no e garantire la libertà delle istituzioni dal condizionamento degli interessi criminali, anche se questo comporta perdita di voti, perché solo così la criminalità non troverà spazio”.

“Esprimiamo – concludono gli iscritti alla sezione PD di Licata – sincero dispiacere per l’ennesima mortificazione subita dalla città di Licata, continueremo a lavorare affinché la sua parte migliore, i tanti seri professionisti , la sana classe imprenditoriale, le lavoratici ed i lavoratori onesti sappiano trovare la capacità di denuncia per imporre la legalità degli atti e la liceità dei comportamenti come regole di vita comune”.

 

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