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Greenpeace Italia si schiera al fianco dei No Triv Licata: “Fermate il progetto Offshore Ibleo”

Greenpeace Italia si schiera con i No Triv Licata ed il prossimo 30 maggio sarà in città per “ribadisce – scrive Greenpeace – il no a questo disastro”

“Mentre i giovani di tutto il mondo scendono in piazza per chiedere alla politica di svegliarsi e prendere finalmente sul serio l’emergenza climatica, in Italia la nostra politica continua ad agire – scrive Greenpeace Italia – in direzione ostinata e contraria al buonsenso: in Sicilia, nel golfo di Gela, stanno per partire i lavori per Offshore Ibleo, un progetto di estrazione di gas naturale targato Emi che minaccia il nostro mare e ci allontana dalla rivoluzione energetica di cui abbiamo urgente bisogno per vincere la sfida dei cambiamenti climatici”.

“Di tutti i progetti di trivellazione di cui abbiamo sentito parlare, di fatto ce n’è uno che ha una strategia prioritaria. Si chiama – aggiunge Greenpeace Italia – Offshore Ibleo e in pratica vuole ampliare i campi estrattivi attualmente presenti nel Golfo di Gela. Il progetto è già autorizzato ed ha persino avuto una positiva Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Greenpeace, i sindaci del posto, altre associazioni e pure i pescatori hanno fatto ricorso al Tar, ma è stato un tentativo vano. Una delle cose che colpisce di questi progetti (di tutti, non solo di Offshore Ibleo) è che la Via     positiva viene concessa anche se i rischi che si valutano sono ridicoli: il massimo della disgrazia che può capitare – secondo loro – è che cadano in mare venti metri cubi di gasolio. Ovvio che sindaci, cittadini e pescatori del litorale che va da Gela ad Agrigento hanno in mente qualcosa di un pelino più pericoloso. E infatti, grazie anche alle nostre proteste, la Via prescrive che prima di iniziare i lavori Eni deve presentare gli scenari legati ad eventuali incidenti (a piattaforme, tubazioni eccetera), evidenziare quali potrebbero essere le conseguente e ovviamente chiarire cosa si può fare per prevenire”.

“Quel che non torna è che dopo cinque anni, di questi scenari non c’è traccia, ma Eni è andata comunque avanti e ha già fatto l’appalto dei lavori (tre milioni e mezzo di euro, non noccioline) che dovrebbero avere come base operativa – aggiunge Greenpeace Italia – Porto Empedocle e potrebbero partire tra qualche mese. Quindi: qualcuno ha deciso che il mare della Sicilia è sacrificabile. Noi non intendiamo cedere e il prossimo 30 maggio saremo a Licata per contarci. Per capire chi fa solo chiacchiere e chi sta dalla parte del clima e del mare. Non con i selfie, ma con i fatti”.

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